È passato ormai molto tempo dal nostro ultimo post…
In un anno e mezzo circa, dalla nostra nascita fino allo scorso giugno, se ne erano dette tante sulla centrale a biomasse, sia da parte dei favorevoli alla sua realizzazione sia da parte dei contrari; forse ne erano state dette troppe, così abbiamo preferito il silenzio. Ma ci siamo sempre stati: abbiamo atteso che fosse pronunciata definitivamente la parola fine sulla vicenda. Ebbene, il giorno che aspettavamo è finalmente arrivato: ieri, 31 marzo 2011.
La sentenza numero 1979 del Consiglio di Stato, infatti, ha respinto il ricorso presentato dalla Dafin contro la sentenza numero 79 del 2010 del TAR Molise, segnando la vittoria definitiva di chi, come noi Giovani Mafaldesi, si è fermamente opposto alla centrale.
Ricordiamo, brevemente, che già il TAR Molise aveva bocciato inesorabilmente il progetto della centrale, individuando, tra le altre cose, vizi di legittimità degli atti che ne autorizzavano la costruzione, carenze procedurali e malcelati intenti da parte della società proponente di sottrarsi deliberatamente alla Valutazione di Impatto Ambientale.
Contro questa sentenza, la Dafin aveva presentato un ricorso in appello presso il Consiglio di Stato. Pubblichiamo di seguito alcuni passi salienti della sentenza che boccia questo ricorso.
«Devono in primo luogo essere respinte, alla stregua delle considerazioni che seguono, le eccezioni volte a contestare la tardività della notifica e del deposito dei motivi aggiunti al ricorso 24/2009, e del ricorso n. 128/2009:
a) la notifica di entrambi i gravami si appalesa tempestiva […];
b) nella specie, in ogni caso, l’effetto lesivo si è concretamente prodotto solo […] con il rilascio dell’autorizzazione unica ex art- 12 del d.lgs n. 387/2003;
c) anche i depositi dei due ricorsi risultano tempestivi; […]
Vanno respinte anche le censure con cui si deduce la carenza di legittimazione attiva e la carenza di interesse in capo ai ricorrenti […] Secondo la recente e condivisibile giurisprudenza della Sezione (Cons. Stato, sez. V 26 febbraio 2010, n. 1134), relativa proprio a fattispecie di interventi asseritamente lesivi sul piano dell’impatto ambientale, il criterio della vicinitas costituisce la base del riconoscimento della legittimazione dei singoli che agiscano a tutela del bene ambiente e, in particolare, a tutela di interessi incisi da atti che li ledono direttamente e personalmente, unitamente all’intera collettività che insiste sul territorio; vicinitas cui va però attributo il senso non di stretta contiguità, bensì di stabile e significativo collegamento, da indagare caso per caso, del ricorrente con la zona il cui ambiente si intende proteggere. […]
Si può ora passare all’esame dei motivi che attengono al merito della controversia […] Dall’esame degli atti di causa si evince, infatti, che la delibera di Consiglio Comunale 25/2008 introduce, nella forma dell’interpretazione della disciplina urbanistica, una variante sostanziale delle Norme tecniche di attuazione della zona D del Piano di insediamenti produttivi del Comune di Mafalda laddove consente la realizzazione di un impianto di produzione termoelettrica alto fino a 40 metri in area (Artigianato e piccola industria), per la quale è ammesso solo l’insediamento di fabbricati artigianali di altezza massima non superiore a otto metri.
L’appellante evidenzia che la pagina 8 delle N.t.a. , dopo avere fissato, per la zona D, un limite massimo di altezza dei fabbricati nell’area artigianale pari a otto metri, prevede tuttavia che “sono consentite altezze diverse per tipologie particolari (silos, etc.)”. Si deve, tuttavia, convenire con il Primo Giudice che, sulla scorta di un’interpretazione teleologica della prescrizione, detta eccezione non può essere dilatata fino al punto da consentire la realizzazione, in un’ area di piccoli opifici artigianali alti al massimo otto metri, di un edificio completamente eterogeneo sul versante sostanziale e strutturale, ossia un impianto di produzione termoelettrica, che non è un piccolo opificio, ma una struttura voluminosa alta fino a 40 metri. Merita, in particolare, condivisione l’ assunto centrale che sorregge la sentenza appellata, ossia l’ osservazione che il riferimento esemplificativo ai silos richiama strutture che non fanno parte della sagoma del fabbricato, ma si aggiungono ad esso […] e non è estensibile, in assenza di una rituale variante, al progettato impianto a biomasse, che non è una pertinenza, né un volume tecnico, ma un fabbricato che supera gli otto metri di altezza (50 metri il camino, 40 metri la copertura caldaia, 31 metri l’edificio), come tale incidente sul piano degli standards e delle opere di urbanizzazione.
Va infine osservato che non assume rilievo, con riferimento all’area in esame, la previsione dettata dall’art. 12, comma 7, del d.lgs n. 387/2003 in ordine alla localizzabilità degli impianti in esame in zona agricola; e che, in ogni caso, muovendo dal non corretto presupposto della non necessità di una variante, l’ autorizzazione unica non è stata supportata dalle indagini e dalle valutazioni necessarie ai fini della produzione dell’ effetto di variante urbanistica ai sensi del comma 3 del medesimo art. 12.
Sono infondate anche le censure mosse al capo della sentenza che ha disposto l’ annullamento dell’ autorizzazione unica in ragione della mancanza di un’ istruttoria e di una motivazione idonee a sorreggere la decisione di non sottoporre la realizzazione del progetto in esame alla procedura di valutazione di impatto ambientale.[…] Va osservato che le censure al riguardo dedotte in primo grado dai ricorrenti sono suffragate dalle risultanze della verificazione espletata dalla Commissione ministeriale (parere n. 353 del 15.10.2009), che hanno evidenziato la sussistenza di obiettivi elementi di criticità e di perplessità in ordine alla mancata sottoposizione del progetto alla Valutazione di Impatto Ambientale, anche in considerazione delle lacune nell’informazione di dettaglio del progetto medesimo. […] Resta fermo, alla luce della documentazione in atti, l’addebito, confermato dalla relazione predisposta dalla Commissione ministeriale, in merito alla mancanza di un adeguato approfondimento istruttorio – a sua volta riconducibile alla carenza della documentazione allegata all’istanza e delle informazioni di dettaglio del progetto – idoneo a suffragare la decisione di escludere l’intervento progettato dalla procedura VIA. In particolare, non risulta adeguatamente approfondita, sul versante istruttorio e sul piano motivazionale, la questione della qualificabilità, alla luce delle caratteristiche del progetto e del tipo di trattamenti di disalcoolazione effettuati, delle vinacce (o di componenti delle stesse) comprese tra le biomasse utilizzate come combustibili, alla stregua di sottoprodotti del processo di vinificazione o di distillazione ex art. 1, comma 2 bis, del decreto legge n- 171/2008 o di rifiuti il, cui trattamento avrebbe necessitato nella specie della sottoposizione a procedura VIA in base alla disciplina dettata dal codice dell’ambiente di cui al D.Lgs. n. 152/2006.
L’ esame degli atti di causa evidenzia anche la sussistenza dei profili di illegittimità apprezzati dal Primo Giudice con riferimento alle conclusioni cui è pervenuta l’ amministrazione regionale in sede di valutazione di incidenza naturalistica. Con la determina n. 203 del 12.12.2008, la Regione Molise – Servizio Conservazione natura e v.i.a. – ha infatti escluso la necessità di una valutazione di incidenza sull’area SIC., sul mero presupposto apodittico dell’assenza di effetti significativi sull’ habitat naturale senza esporre le ragioni, legate ai caratteri del progetto ed agli specifici valori di interessati dal regime protezionistico, poste a fondamento del convincimento raggiunto.
Le censure proposte in sede di appello non confutano le principali omissioni colte al riguardo nel ricordato parere in merito all’analisi delle possibili interferenze tra l’intervento in oggetto ed il SIC Macchia Nera- Colle Serracina, ossia:
a) la scarsa rappresentatività, sul piano della durata e del periodo, della campagna di misurazione ante operam posta in atto al fine di valutare gli impatti sulla componente atmosferica e la ricaduta al suolo degli inquinanti;
b) la mancata considerazione, quanto all’ analisi delle condizioni post operam, degli impatti relativi alla ricaduta di inquinanti stante la genericità delle indicazioni fornite al riguardo;
c) i profili di criticità e di sensibilità collegati alla presenza, segnalata nella nota regionale n. 8075 del 9/4/2009, a distanza di circa un KM dall’intervento, di un habitat prioritario (91AA Boschi di quercus pubescens), potenzialmente interessato da ricadute di inquinanti capaci di compromettere la tutela della vegetazione.
Dette omissioni, non colmabili attraverso il recepimento del parimenti lacunoso studio di incidenza predisposto dalla società istante, assumono particolare gravità alla luce della sensibilità dei beni giuridici interessati dalla tutela e della conseguente necessitò di un’analisi particolarmente attenta e puntuale.
Con riguardo agli ulteriori profili di censura occorre rimarcare che: […]
b) le divergenze che permangono tra le valutazioni tecniche intervenute in ordine alle distanze tra la sponda del fiume Trigno, il bosco e l’area dell’intervento e la non esaustività delle indicazioni all’uopo fornite dalla Conferenza di servizi e dalle note dell’Autorità di bacino datate 20.1.2009 nn. 429 e 446, rendono necessario un riesame approfondito della questione in sede di riedizione della procedura;
c) la rammentata illegittimità della delibera del Consiglio Comunale di Mafalda n. 25 del 26.11.2008, implica l’indefettibile conseguenza del travolgimento del parere di conformità edilizia e urbanistica reso dall’ Ufficio Tecnico Comunale sulla base dell’erroneo presupposto della non corretta interpretazione della normativa urbanistica sulla quale ci si è soffermati in precedenza.
Le considerazioni che precedono impongono la reiezione dell’appello e la conferma della sentenza appellata.»
Game over. Il Progetto Mafalda è definitivamente andato in fumo.
È una vittoria per tutti quelli che si sono opposti da sempre alla costruzione della centrale.
È anche una vittoria di noi Giovani Mafaldesi. Abbiamo condotto una battaglia leale, senza menzogne. Abbiamo informato i mafaldesi e gli abitanti dei paesi vicini con fatti concreti ed inconfutabili. Soprattutto ci abbiamo messo la faccia, senza timori reverenziali. Difendere il nostro paese dagli interessi di pochi per il bene di tutti è sempre stato il nostro unico vero scopo ed oggi possiamo dire con orgoglio che la missione è compiuta. Abbiamo dimostrato che anche un piccolo gruppo di ragazzi può cambiare una storia che pareva già segnata: nel nostro piccolo, abbiamo fatto una rivoluzione! Ringraziamo di cuore tutti quelli che ci hanno sostenuto ed apprezzato, tutti quelli che hanno visitato il blog e lasciato i propri commenti; ma ringraziamo anche chi non ci ha mai sopportato: in fondo, anche loro hanno contribuito a creare una piccola opinione pubblica intorno alla vicenda biomasse.
Infine, è una vittoria di tutti! Da oggi Mafalda può svegliarsi più serena, senza il timore che la propria salute ed il proprio futuro vengano inesorabilmente compromessi dal mostro a biomasse.
Vi lasciamo, cari lettori, con un augurio: che Mafalda volti davvero pagina, dimenticando questa storia e mettendo da parte tutto il rancore e l’ astio che ha portato con sé, per guardare avanti tutti insieme.
Giovani Mafaldesi
venerdì 1 aprile 2011
martedì 8 giugno 2010
Madruzza? Chi è costui?!
L’ultimo numero di MenteLocale ha passato ogni limite! Nonostante sia trascorso ormai un anno esatto dalla scelta definitiva dei Mafaldesi, che hanno detto no alla centrale a biomasse, i ragazzi democratici sono ancora là a parlarci del Progetto Mafalda. Prescindendo da ogni altra considerazione, ci colpisce un articolo, intitolato “La vittoria di Pirro”. Un articolo strumentale e offensivo. Un articolo che dipinge i Mafaldesi (anzi, una parte, quella che è contro la centrale) come popolo inerme e incapace di giudizio, che si lascia abbindolare, sfruttare e distruggere da pochi notabili e qualche mercenario. E poi ci sono loro, i Romani, cioè la Civiltà, il Progresso ed il Sommo Bene, incarnati nel progetto Mafalda.
Non ci stiamo ad essere offesi in questo modo!!!
Se c’è stato qualcuno che, evocato come salvatore della patria, condottiero di truppe mercenarie (alcune neppure del territorio...) che arruola la popolazione con una incredibile serie di favole, di barzellette, chiamando il popolo all'ultima crociata, quello non stava certo dalla nostra parte! Pirro, nel caso di Mafalda, è costituito da un ridottissimo numero di soggetti curiosamente coinvolti con interessi personali, alcuni di carriera politica altri di interessi economici: signor autore dell’articolo, lei è così sicuro di conoscere bene il nostro paese? Non è che sta parlando di altri personaggi, quegli stessi che invece promuovevano il Progetto e che per fortuna abbiamo allontanato dalla nostra vita politica?
Se c’è qualcosa di immorale e non etico in questa vicenda, quello è il comportamento di chi ha cercato di agire contro la volontà di tanta gente, di chi si è sottratto ripetutamente al confronto, di chi continua a fregarsene degli altri pur di arrivare ai propri scopi, di chi denigra le sentenze dei giudici, di chi si presenta come il portatore della verità assoluta ma che poi dice solo quella mezza verità che gli fa comodo, di chi continua ad offendere l’ intelligenza di tante persone...
Ma lei, signor Madruzza, chi è? A Mafalda ci è mai stato? Da dove le viene questa grande conoscenza della nostra realtà? Rifletta su quello che ci dice presentando la sua società:
Fare sistema significa lavorare insieme per progetti reali di lavoro e di sviluppo; creare nuovo valore.
Lavorare insieme significa che tutti devono essere coinvolti in questioni di vitale importanza, significa che noi cittadini abbiamo il diritto di dire la nostra su una policy che ci riguarda, specie se tale policy va a cambiare i connotati del paese. Progetti reali di lavoro e di sviluppo: quindi non stiamo parlando del Progetto Mafalda! Non crederà che basti la sua filippica a farci cambiare idea? Ma soprattutto, come si permette, lei che non ci conosce, ad insultare noi e le nostre istituzioni?
E voi, amici di MenteLocale, in che modo intendete creare nuovo valore, valore non solo economico, ma anche sociale, se non avete valori? Cosa vi resta? Le menzogne, quelle sì, rimangono...
Non ci stiamo ad essere offesi in questo modo!!!
Se c’è stato qualcuno che, evocato come salvatore della patria, condottiero di truppe mercenarie (alcune neppure del territorio...) che arruola la popolazione con una incredibile serie di favole, di barzellette, chiamando il popolo all'ultima crociata, quello non stava certo dalla nostra parte! Pirro, nel caso di Mafalda, è costituito da un ridottissimo numero di soggetti curiosamente coinvolti con interessi personali, alcuni di carriera politica altri di interessi economici: signor autore dell’articolo, lei è così sicuro di conoscere bene il nostro paese? Non è che sta parlando di altri personaggi, quegli stessi che invece promuovevano il Progetto e che per fortuna abbiamo allontanato dalla nostra vita politica?
Se c’è qualcosa di immorale e non etico in questa vicenda, quello è il comportamento di chi ha cercato di agire contro la volontà di tanta gente, di chi si è sottratto ripetutamente al confronto, di chi continua a fregarsene degli altri pur di arrivare ai propri scopi, di chi denigra le sentenze dei giudici, di chi si presenta come il portatore della verità assoluta ma che poi dice solo quella mezza verità che gli fa comodo, di chi continua ad offendere l’ intelligenza di tante persone...
Ma lei, signor Madruzza, chi è? A Mafalda ci è mai stato? Da dove le viene questa grande conoscenza della nostra realtà? Rifletta su quello che ci dice presentando la sua società:
Fare sistema significa lavorare insieme per progetti reali di lavoro e di sviluppo; creare nuovo valore.
Lavorare insieme significa che tutti devono essere coinvolti in questioni di vitale importanza, significa che noi cittadini abbiamo il diritto di dire la nostra su una policy che ci riguarda, specie se tale policy va a cambiare i connotati del paese. Progetti reali di lavoro e di sviluppo: quindi non stiamo parlando del Progetto Mafalda! Non crederà che basti la sua filippica a farci cambiare idea? Ma soprattutto, come si permette, lei che non ci conosce, ad insultare noi e le nostre istituzioni?
E voi, amici di MenteLocale, in che modo intendete creare nuovo valore, valore non solo economico, ma anche sociale, se non avete valori? Cosa vi resta? Le menzogne, quelle sì, rimangono...
venerdì 4 giugno 2010
Confessione di un Giovane Mafaldese...
Prima di leggere Mentelocale pensavo di trovarci qualcosa di costruttivo, un articolo, un appunto, un qualsivoglia saggio sul quale ci si potesse riflettere un po’; magari un pizzico di politica locale (e gli spunti non mancano) con cui cercare di creare dialogo con chi la pensa in modo leggermente differente. E invece non ho visto nulla di tutto ciò. Voi mi direte:”Ma come? Sei cieco? Sarà mai possibile?” Ed io, con il sorriso sulle labbra, un sorriso che ha un gusto un po’ amaro, vi risponderei: “Ebbene si!”. Sull’organo stampa del PD di Mafalda non si fa altro che parlare, e ormai siamo già al terzo numero, di Progetto Mafalda di qua, Progetto Mafalda di là …. Biomasse. Mi verrebbe da dire, anzi lo dico: complimenti! Siete riusciti a creare tre perfette copie di un unico giornale, di un unico pensiero, di un’unica mente. Mi addolora costatare questo dato di fatto soprattutto perché da mafaldese quale sono, anzi da giovane mafaldese, mi sento ripetere, da gente più o meno della mia età, un coro unanime e ridondante ormai da anni. Dispiace perché con questi modi si cerca di negare il fulcro della dialettica politica:il confronto. E qual è la conseguenza inevitabile? Risposta: la mancanza di una vera minoranza che faccia una vera opposizione. Eppure qualcuno seduto su quei banchi del consiglio comunale c’è, si vedono quando non decidono di scappare, si fanno sentire. Insomma sono presenti delle forme di vita, ma il loro manifestarsi non si chiama opposizione bensì ostruzionismo, manifesta mancanza di capacità e volontà di gettare le basi per un dialogo reciproco. Mi piacerebbe ricordare a questi cari signori che il loro compianto (e chissà quali sono i veri motivi) progetto è stato bocciato nettamente dalla maggioranza dei mafaldesi e, poiché in democrazia è la maggioranza del popolo sovrano a decidere, una domanda nasce spontanea:come mai tutti questi rimpianti e come mai tutte queste lamentele e mugugni? Dura lex, sed lex. Intanto qualcun altro parla di festeggiamenti tristi, di mancanza di mercato e di potere contrattuale, di morte lenta ed inesorabile del paese, della fuga dei giovani cervelli. E’ vero stiamo attraversando un periodo non tanto florido, non profumato come le rose e le viole primaverili, ma di certo non è il Progetto Mafalda a risolvere con uno schiocco di dita tutti i nostri problemi. Non è la misericordiosa e caritatevole Dafin a dover appianare, come l’unto dal Signore, tutte le nostre strade (ricordiamo anche la sentenza del TAR che dovrebbe aiutarci a riflettere; a proposito: perché non l’avete nemmeno nominata?). Vogliamo fare qualcosa di costruttivo per Mafalda? Bene! Mettiamoci intorno ad un bel tavolo e discutiamo lasciando da parte i rancori personali e gli interessi degli imprenditori e pseudo - politici di turno. E per finire, lasciatemi dire una cosa. Non si possono cambiare le cose stando seduti comodamente dietro una scrivania, magari lontano da Mafalda, con una penna in mano, facendo i disfattisti e pessimisti alla Schopenhauer quando si parla della propria realtà, dimenticandosi che chi ha amministrato il paese negli ultimi quarant’anni è stato un vostro lontano parente che, vestendosi da mago Merlino e impugnando una bacchetta magica, ha riservato maggiori attenzioni ai suoi interessi personali e non a quelli di tutta la comunità.
mercoledì 26 maggio 2010
GREEN ECONOMY=PROGETTO MAFALDA?...NO GRAZIE...
Un solo aggettivo per descrivere le celebrazioni del 40° anniversario dello Statuto dei Lavoratori dirette dal circolo PD di Mafalda:Interessante! Interessante perché esponenti del sindacato e personalità politiche di rilievo regionale hanno tracciato un percorso che, mettendo da parte la mediocrità della ricostruzione storica, si è rivelato intrigante e soprattutto tremendamente attuale. Si è parlato di flessibilità, accostata molto spesso alla precarietà, e di politiche del lavoro; si sono menzionati i famosi diritti costituzionali (artt.1 e 4) sacrosanti ed inviolabili ma molto spesso ignorati; si sono volute sottolineare le difficoltà che la piccola e media impresa trova nel gestire le sue risorse; qualcuno ha anche citato e criticato giustamente i sempre più frequenti tagli alla ricerca; ecc…Fin qui noi Giovani Mafaldesi non abbiamo nulla da contestare, anzi riconosciamo pubblicamente l’importanza delle tematiche trattate ma, quando un amico venuto da chissà quale paradiso naturale, viene a parlarci della celeberrima GREEN ECONOMY, e dell’importanza che al suo interno svolgono le fonti energetiche rinnovabili (guarda caso si è più volte volutamente sottolineato il primo posto occupato dalle biomasse)…non ce ne vogliate, ma non possiamo più essere d’accordo; non solo per i motivi che ci hanno spinto ad intraprendere la nostra battaglia “politica” e che non siamo qui a ribadire perché sono ormai noti, ma soprattutto perché questa pietosa apologia del “rinnovabile” ha dato vita ad una serie di innumerevoli encomi e panegirici del defunto “Progetto Mafalda”; un’idea nata ( e per fortuna già morta) non per gli interessi di Mafalda ma solo di pochi e chissà quanto mafaldesi!!!
sabato 1 maggio 2010
Buon Lavoro!
Oggi, Primo Maggio, si festeggia in tutto il mondo la giornata dei lavoratori. Un valore importante, quello del lavoro, tant’ è che, nel suo incipit, la nostra Costituzione fonda su di esso la nostra Repubblica. Quest’ anno poi, la festa giunge a pochi giorni da una ricorrenza particolarmente significativa: i quaranta anni dello Statuto dei Lavoratori (legge 20 maggio 1970, n.300).
Proprio oggi vogliamo rivolgere il nostro pensiero ad una particolare categoria di lavoratori, tutti gli ex dipendenti della SMI, esprimendo loro la nostra solidarietà per la condizione poco bella in cui si trovano a vivere di questi tempi. Tale condizione è legata, ricordiamo, alla costruzione della centrale a biomasse: questa avrebbe dovuto sorgere sullo stesso sito degli stabilimenti dismessi; molto probabilmente la fine dell’ attività di questi ultimi serviva a far spazio alla centrale, ma non potremo mai affermarlo con certezza; sicuramente, invece, il passaggio dalla Smi alla biomasse avrebbe avuto lo stesso effetto per i lavoratori: lasciarli a casa.
Dopo la sentenza del Tar Molise, che ha accettato i ricorsi presentati per ostacolare la costruzione della centrale annullando alcune delibere comunali, vorremmo festeggiare un’ altra vittoria e cioè la risoluzione dei problemi di questi lavoratori. Sappiamo che nessuno è dotato di bacchetta magica e potrà cambiare le cose da un giorno all’altro, ma ci auspichiamo che si giunga presto ad una soluzione, magari una ripresa delle attività lavorative con nuovi proprietari che rilevino gli stabilimenti ora fermi.
Proprio oggi vogliamo rivolgere il nostro pensiero ad una particolare categoria di lavoratori, tutti gli ex dipendenti della SMI, esprimendo loro la nostra solidarietà per la condizione poco bella in cui si trovano a vivere di questi tempi. Tale condizione è legata, ricordiamo, alla costruzione della centrale a biomasse: questa avrebbe dovuto sorgere sullo stesso sito degli stabilimenti dismessi; molto probabilmente la fine dell’ attività di questi ultimi serviva a far spazio alla centrale, ma non potremo mai affermarlo con certezza; sicuramente, invece, il passaggio dalla Smi alla biomasse avrebbe avuto lo stesso effetto per i lavoratori: lasciarli a casa.
Dopo la sentenza del Tar Molise, che ha accettato i ricorsi presentati per ostacolare la costruzione della centrale annullando alcune delibere comunali, vorremmo festeggiare un’ altra vittoria e cioè la risoluzione dei problemi di questi lavoratori. Sappiamo che nessuno è dotato di bacchetta magica e potrà cambiare le cose da un giorno all’altro, ma ci auspichiamo che si giunga presto ad una soluzione, magari una ripresa delle attività lavorative con nuovi proprietari che rilevino gli stabilimenti ora fermi.
venerdì 9 aprile 2010
Abbiamo vinto tutti!
Ieri 08 aprile, il Tar si è definitivamente pronunciato in merito ai ricorsi presentati contro il "Progetto Mafalda", accogliendoli: una vittoria che è di tutti i mafaldesi. La sentenza è piuttosto lunga, in questo post vi riportiamo soltanto i passi salienti, essendo certi che la leggerete con pazienza ed interesse.
Con il ricorso n. 128/2009, viene impugnata la delibera del Consiglio Comunale di Mafalda n. 15/2008, già impugnata con il precedente ricorso n. 24/2009. In proposito, va detto che la detta delibera consiliare è un atto che si limita ad approvare uno schema di convenzione, recante impegni generici, privi di effetti giuridici significativi. Invero, l’oggetto della convenzione viene enunciato in modo confuso e incerto, laddove si afferma che la convenzione "…regola la concessione data dal Comune a favore della società per la realizzazione di una Centrale termoelettrica". Non è chiaro cosa conceda il Comune alla società, né cosa la società corrisponda in cambio al Comune. Si tratta, dunque, di una delibera che non soltanto non influenza in alcun modo il procedimento di autorizzazione unica dell’impianto, ma neppure impegna realmente l’Amministrazione comunale verso obblighi giuridici veri e propri.
Quanto al merito del ricorso n. 128/2009, la delibera di C.C. 25/2008 – con esso impugnata – evidentemente introduce una variante sostanziale delle Norme tecniche di attuazione della zona D del Piano di insediamenti produttivi del Comune di Mafalda, e lo fa dissimulandola dietro la forma dell’interpretazione autentica. La disposizione di cui alla pagina 8 delle N.t.a. della zona D fissa in metri otto il limite massimo di altezza dei fabbricati nell’area artigianale, eccettuando dal limite quelle strutture che, avendo carattere prominente, non fanno parte della sagoma del fabbricato, ma si aggiungono ad esso, come silos, ciminiere, torri e similari volumi tecnici. Invero, consentire, con una forzata interpretazione autentica delle N.t.a., di far rientrare nel novero delle "eccezioni", cioè delle deroghe ai limiti di altezza, una struttura, quale quella del progettato impianto a biomasse, che non è una pertinenza, né un volume tecnico, ma un fabbricato che supera di gran lunga gli otto metri di altezza (50 metri il camino, 40 metri la copertura caldaia, 31 metri l’edificio), significa modificare sostanzialmente le N.t.a. della zona D del P.i.p., destinata ad artigianato e piccola industria. Ciò, peraltro, avviene con un procedimento di variante urbanistica irrituale, dunque illegittimo, perché in palese contrasto con la normativa urbanistica.
Anche il ricorso n. 121 del 2009 è ammissibile, sotto il profilo della legittimazione e dell’interesse a ricorrere. Viene con esso impugnato da Codacons, ma anche dal sig. Simigliani Ezio, titolare di un’attività commerciale ubicata a 500 metri dall’area dell’intervento progettato, l’atto regionale di autorizzazione unica al menzionato impianto di produzione di energia. A voler escludere l’associazione consumeristica dalla legittimazione attiva, non si può fare lo stesso per il privato vicino, che ha un interesse personale, concreto e attuale a impedire, con il rimedio giurisdizionale, che su un’area prossima a quella delle sue attività sorga una Centrale termoelettrica, che produce emissioni e rifiuti potenzialmente nocivi e le cui strutture hanno caratteristiche edilizie non conformi a quelle della zona omogenea D del Piano di insediamenti produttivi del Comune di Mafalda.
Le doglianze del ricorso n. 121/2009 sono molteplici: 1) incompatibilità e mancata astensione nel procedimento amministrativo della persona che all’epoca rivestiva la carica di Sindaco del Comune, in asserita posizione di conflitto di interessi potenziale; 2) violazione della normativa in materia di valutazione preventiva di impatto ambientale, con riguardo alle emissioni dell’impianto autorizzato, alla produzione di rifiuti, al rischio sismico e al rischio di esondazione del fiume che scorre in prossimità dell’area di intervento; 3) violazione del vincolo paesaggistico della zona; 4) violazione della disciplina urbanistica.
Si osserva che la Commissione tecnica di verifica per la v.i.a. e la v.a.s., che siede presso il Ministero dell’ambiente, con un parere reso in sede di procedimento di verificazione ha espresso obiettive perplessità in ordine alla mancata sottoposizione del progetto alla valutazione di impatto ambientale, anche in considerazione delle lacune nell’ informazione di dettaglio del progetto medesimo. Tali lacune evidenziano quantomeno una carenza istruttoria nell’attività della Conferenza di servizi e quindi dell’impugnato procedimento autorizzatorio. Ciò è confermato dal fatto che, con la nota prot. n. 8010969 datata 24.10.2008, la stessa Regione Molise, pur affermando che l’impianto non rientra tra gli interventi per i quali sia prevista la valutazione di impatto ambientale, aggiunge di non escludere che la v.i.a. sia necessaria per l’impianto di depurazione di acque reflue, previsto in progettazione. Il problema non sembra risolto dalla comunicazione comunale di assenso ad accogliere nel depuratore comunale della zona P.i.p. i reflui provenienti dal costruendo impianto, di guisa che tanta incertezza - in una questione delicata e sensibile quale è quella dell’impatto ambientale degli scarichi della Centrale termoelettrica – aggravata dall’atteggiamento dubitativo della Regione, denota eccessiva perplessità nell’ agire amministrativo.
La stessa società proponente, invero, non fa molto per mettere le Amministrazioni decidenti nella condizione di adottare le decisioni di competenza, con la consapevolezza e la pienezza delle informazioni necessarie. Il progetto proposto, invero, fa riferimento a una produzione di potenza pari a 49.9 MW, sennonché il riferimento alla potenza prodotta non è preciso, né univoco in tutti gli atti della progettazione, la qual cosa lascia intravedere il malcelato intento della società proponente di sottrarsi deliberatamente alla v.i.a., ben sapendo che è soggetto alla procedura di v.i.a. ogni impianto di produzione di energia elettrica con potenza termica superiore a 50 MW.
Altro aspetto incerto e perplesso, ai fini della valutazione di impatto ambientale, è quello che riguarda la produzione e lo smaltimento dei rifiuti. Tra le biomasse utilizzate come combustibili sono comprese le vinacce, per le quali sarebbe previsto un trattamento preliminare di disalcolazione e – considerato che l’impianto non è inserito progettualmente all’interno di un ciclo produttivo di vinificazione o distillazione del quale le vinacce sarebbero un sottoprodotto – essa è una scelta poco plausibile, poco trasparente e di scarsa garanzia, se si ha riguardo all’imprescindibile esigenza della salvaguardia ambientale.
Le due perizie tecniche versate in atti dal ricorrente Simigliani (datata 13.3.2009) e dalla controinteressata Dafin s.p.a. (datata 19.2.2010) giungono a conclusioni diverse, per quel che riguarda la verifica della compatibilità delle quote, nonché delle distanze tra la sponda del fiume Trigno, il bosco e l’area dell’intervento. Anche su tali aspetti, invero, la Conferena di servizi non pare essersi soffermata a sufficienza e le stesse note dell’Autorità di bacino datate 20.1.2009 nn. 429 e 446, con le quali si attesta che la Centrale elettrica non ricade all’interno di aree a pericolosità idrogeologica, non affrontano le questioni più critiche e dubbie in modo esplicito e diretto, denotando ancora carenze istruttorie e di motivazione.
Quanto alla valutazione di incidenza naturalistica, il Collegio ritiene che la motivazione di essa sia laconica, persino tautologica e, pertanto, insufficiente, nella parte in cui, con la determina n. 203 del 12.12.2008, la Regione Molise – Servizio Conservazione natura e v.i.a. – esclude la necessità di una valutazione di incidenza, sul mero presupposto (del tutto indimostrato) che l’impianto non abbia effetti significativi sull’habitat naturale.
Se i profili di impatto ambientale e di incidenza naturalistica denotano incertezze, incompletezze di istruttoria, carenze di motivazione (che pure sono sintomi di un eccesso di potere che vizia la legittimità degli atti), i profili edilizi e urbanistici della vicenda pongono in luce più evidenti violazioni della disciplina di settore.
Al parere edilizio favorevole - rilasciato dal responsabile del servizio tecnico del comune di Mafalda in data 15.12.2008 - fa difetto una motivazione congrua e precisa in ordine al rispetto delle discipline in materia anti-sismica e di conservazione paesaggistica. Tale carenza di motivazione si riverbera in un vizio di legittimità del parere e, conseguentemente, dell’autorizzazione unica, nella parte in cui assevera (o dovrebbe asseverare) la conformità sismica e paesaggistica dell’intervento.
E’ peraltro assai anomalo che il Consiglio Comunale di Mafalda, con la delibera n. 25 del 26.11.2008, abbia disposto che l’ufficio tecnico comunale rilasci un parere favorevole sull’insediamento. Si tratta evidentemente di un’indebita ingerenza dell’organo di indirizzo politico nel campo di attribuzioni dell’ufficio tecnico, che viola la normativa sulla separazione tra atti di indirizzo e atti di gestione amministrativa.
Infine, la forzatura interpretativa delle N.t.a. della zona D - che induce all’annullamento della delibera C.C. n. 25/2008 - ha, come ulteriore conseguenza, quella di travolgere il parere di conformità edilizia e urbanistica dell’ufficio tecnico comunale, tutto basato sulla detta forzatura interpretativa. Di rimbalzo, essa travolge l’autorizzazione unica regionale che sussume – nel procedimento della Conferenza di servizi – il detto parere edilizio e urbanistico favorevole.
In conclusione, i ricorsi nn. 121/2009, 128/2009 e 169/2009 sono ammissibili e meritevoli di accoglimento.
Il Tribunale Amministrativo Regionale per il Molise, definitivamente pronunciando sui ricorsi in epigrafe, accoglie i ricorsi nn. 121/2009, 128/2009 e 169/2009 e, per l’effetto, annulla i provvedimenti con essi impugnati e precisamente: 1) la delibera di Consiglio Comunale n. 25 del 26.11.2008; 2) la determina dirigenziale n. 4 del 22.1.2009, con la quale la Regione Molise – Direzione Generale II – Servizio Energia ha rilasciato in favore della società Dafin l’autorizzazione unica per la realizzazione e l’esercizio di un impianto di produzione di energia elettrica a vapore, funzionante a biomassa, nella zona industriale P.i.p. del Comune di Mafalda; 3) la nota del 12.12.2008 prot. n. 11322 del Servizio Conservazione natura e v.i.a. della Regione Molise e l’allegata determina dirigenziale n. 203 del 12.12.2008 contenente la valutazione di incidenza naturalistica; 4) il parere urbanistico favorevole espresso dal Comune di Mafalda in data 15.12.2008; 5) il verbale finale della Conferenza di servizi del 16.12.2008; 6) le note dell’Autorità di bacino datate 20.1.2009 nn. 429 e 446, con le quali si attesta che la Centrale elettrica non ricade all’interno di aree a pericolosità idrogeologica.
Dopo mesi di dure battaglie, il pericolo biomasse dovrebbe essere definitivamente scongiurato. Aspettiamo, comunque, prima di porre la parola fine su questa triste vicenda.
Con il ricorso n. 128/2009, viene impugnata la delibera del Consiglio Comunale di Mafalda n. 15/2008, già impugnata con il precedente ricorso n. 24/2009. In proposito, va detto che la detta delibera consiliare è un atto che si limita ad approvare uno schema di convenzione, recante impegni generici, privi di effetti giuridici significativi. Invero, l’oggetto della convenzione viene enunciato in modo confuso e incerto, laddove si afferma che la convenzione "…regola la concessione data dal Comune a favore della società per la realizzazione di una Centrale termoelettrica". Non è chiaro cosa conceda il Comune alla società, né cosa la società corrisponda in cambio al Comune. Si tratta, dunque, di una delibera che non soltanto non influenza in alcun modo il procedimento di autorizzazione unica dell’impianto, ma neppure impegna realmente l’Amministrazione comunale verso obblighi giuridici veri e propri.
Quanto al merito del ricorso n. 128/2009, la delibera di C.C. 25/2008 – con esso impugnata – evidentemente introduce una variante sostanziale delle Norme tecniche di attuazione della zona D del Piano di insediamenti produttivi del Comune di Mafalda, e lo fa dissimulandola dietro la forma dell’interpretazione autentica. La disposizione di cui alla pagina 8 delle N.t.a. della zona D fissa in metri otto il limite massimo di altezza dei fabbricati nell’area artigianale, eccettuando dal limite quelle strutture che, avendo carattere prominente, non fanno parte della sagoma del fabbricato, ma si aggiungono ad esso, come silos, ciminiere, torri e similari volumi tecnici. Invero, consentire, con una forzata interpretazione autentica delle N.t.a., di far rientrare nel novero delle "eccezioni", cioè delle deroghe ai limiti di altezza, una struttura, quale quella del progettato impianto a biomasse, che non è una pertinenza, né un volume tecnico, ma un fabbricato che supera di gran lunga gli otto metri di altezza (50 metri il camino, 40 metri la copertura caldaia, 31 metri l’edificio), significa modificare sostanzialmente le N.t.a. della zona D del P.i.p., destinata ad artigianato e piccola industria. Ciò, peraltro, avviene con un procedimento di variante urbanistica irrituale, dunque illegittimo, perché in palese contrasto con la normativa urbanistica.
Anche il ricorso n. 121 del 2009 è ammissibile, sotto il profilo della legittimazione e dell’interesse a ricorrere. Viene con esso impugnato da Codacons, ma anche dal sig. Simigliani Ezio, titolare di un’attività commerciale ubicata a 500 metri dall’area dell’intervento progettato, l’atto regionale di autorizzazione unica al menzionato impianto di produzione di energia. A voler escludere l’associazione consumeristica dalla legittimazione attiva, non si può fare lo stesso per il privato vicino, che ha un interesse personale, concreto e attuale a impedire, con il rimedio giurisdizionale, che su un’area prossima a quella delle sue attività sorga una Centrale termoelettrica, che produce emissioni e rifiuti potenzialmente nocivi e le cui strutture hanno caratteristiche edilizie non conformi a quelle della zona omogenea D del Piano di insediamenti produttivi del Comune di Mafalda.
Le doglianze del ricorso n. 121/2009 sono molteplici: 1) incompatibilità e mancata astensione nel procedimento amministrativo della persona che all’epoca rivestiva la carica di Sindaco del Comune, in asserita posizione di conflitto di interessi potenziale; 2) violazione della normativa in materia di valutazione preventiva di impatto ambientale, con riguardo alle emissioni dell’impianto autorizzato, alla produzione di rifiuti, al rischio sismico e al rischio di esondazione del fiume che scorre in prossimità dell’area di intervento; 3) violazione del vincolo paesaggistico della zona; 4) violazione della disciplina urbanistica.
Si osserva che la Commissione tecnica di verifica per la v.i.a. e la v.a.s., che siede presso il Ministero dell’ambiente, con un parere reso in sede di procedimento di verificazione ha espresso obiettive perplessità in ordine alla mancata sottoposizione del progetto alla valutazione di impatto ambientale, anche in considerazione delle lacune nell’ informazione di dettaglio del progetto medesimo. Tali lacune evidenziano quantomeno una carenza istruttoria nell’attività della Conferenza di servizi e quindi dell’impugnato procedimento autorizzatorio. Ciò è confermato dal fatto che, con la nota prot. n. 8010969 datata 24.10.2008, la stessa Regione Molise, pur affermando che l’impianto non rientra tra gli interventi per i quali sia prevista la valutazione di impatto ambientale, aggiunge di non escludere che la v.i.a. sia necessaria per l’impianto di depurazione di acque reflue, previsto in progettazione. Il problema non sembra risolto dalla comunicazione comunale di assenso ad accogliere nel depuratore comunale della zona P.i.p. i reflui provenienti dal costruendo impianto, di guisa che tanta incertezza - in una questione delicata e sensibile quale è quella dell’impatto ambientale degli scarichi della Centrale termoelettrica – aggravata dall’atteggiamento dubitativo della Regione, denota eccessiva perplessità nell’ agire amministrativo.
La stessa società proponente, invero, non fa molto per mettere le Amministrazioni decidenti nella condizione di adottare le decisioni di competenza, con la consapevolezza e la pienezza delle informazioni necessarie. Il progetto proposto, invero, fa riferimento a una produzione di potenza pari a 49.9 MW, sennonché il riferimento alla potenza prodotta non è preciso, né univoco in tutti gli atti della progettazione, la qual cosa lascia intravedere il malcelato intento della società proponente di sottrarsi deliberatamente alla v.i.a., ben sapendo che è soggetto alla procedura di v.i.a. ogni impianto di produzione di energia elettrica con potenza termica superiore a 50 MW.
Altro aspetto incerto e perplesso, ai fini della valutazione di impatto ambientale, è quello che riguarda la produzione e lo smaltimento dei rifiuti. Tra le biomasse utilizzate come combustibili sono comprese le vinacce, per le quali sarebbe previsto un trattamento preliminare di disalcolazione e – considerato che l’impianto non è inserito progettualmente all’interno di un ciclo produttivo di vinificazione o distillazione del quale le vinacce sarebbero un sottoprodotto – essa è una scelta poco plausibile, poco trasparente e di scarsa garanzia, se si ha riguardo all’imprescindibile esigenza della salvaguardia ambientale.
Le due perizie tecniche versate in atti dal ricorrente Simigliani (datata 13.3.2009) e dalla controinteressata Dafin s.p.a. (datata 19.2.2010) giungono a conclusioni diverse, per quel che riguarda la verifica della compatibilità delle quote, nonché delle distanze tra la sponda del fiume Trigno, il bosco e l’area dell’intervento. Anche su tali aspetti, invero, la Conferena di servizi non pare essersi soffermata a sufficienza e le stesse note dell’Autorità di bacino datate 20.1.2009 nn. 429 e 446, con le quali si attesta che la Centrale elettrica non ricade all’interno di aree a pericolosità idrogeologica, non affrontano le questioni più critiche e dubbie in modo esplicito e diretto, denotando ancora carenze istruttorie e di motivazione.
Quanto alla valutazione di incidenza naturalistica, il Collegio ritiene che la motivazione di essa sia laconica, persino tautologica e, pertanto, insufficiente, nella parte in cui, con la determina n. 203 del 12.12.2008, la Regione Molise – Servizio Conservazione natura e v.i.a. – esclude la necessità di una valutazione di incidenza, sul mero presupposto (del tutto indimostrato) che l’impianto non abbia effetti significativi sull’habitat naturale.
Se i profili di impatto ambientale e di incidenza naturalistica denotano incertezze, incompletezze di istruttoria, carenze di motivazione (che pure sono sintomi di un eccesso di potere che vizia la legittimità degli atti), i profili edilizi e urbanistici della vicenda pongono in luce più evidenti violazioni della disciplina di settore.
Al parere edilizio favorevole - rilasciato dal responsabile del servizio tecnico del comune di Mafalda in data 15.12.2008 - fa difetto una motivazione congrua e precisa in ordine al rispetto delle discipline in materia anti-sismica e di conservazione paesaggistica. Tale carenza di motivazione si riverbera in un vizio di legittimità del parere e, conseguentemente, dell’autorizzazione unica, nella parte in cui assevera (o dovrebbe asseverare) la conformità sismica e paesaggistica dell’intervento.
E’ peraltro assai anomalo che il Consiglio Comunale di Mafalda, con la delibera n. 25 del 26.11.2008, abbia disposto che l’ufficio tecnico comunale rilasci un parere favorevole sull’insediamento. Si tratta evidentemente di un’indebita ingerenza dell’organo di indirizzo politico nel campo di attribuzioni dell’ufficio tecnico, che viola la normativa sulla separazione tra atti di indirizzo e atti di gestione amministrativa.
Infine, la forzatura interpretativa delle N.t.a. della zona D - che induce all’annullamento della delibera C.C. n. 25/2008 - ha, come ulteriore conseguenza, quella di travolgere il parere di conformità edilizia e urbanistica dell’ufficio tecnico comunale, tutto basato sulla detta forzatura interpretativa. Di rimbalzo, essa travolge l’autorizzazione unica regionale che sussume – nel procedimento della Conferenza di servizi – il detto parere edilizio e urbanistico favorevole.
In conclusione, i ricorsi nn. 121/2009, 128/2009 e 169/2009 sono ammissibili e meritevoli di accoglimento.
Il Tribunale Amministrativo Regionale per il Molise, definitivamente pronunciando sui ricorsi in epigrafe, accoglie i ricorsi nn. 121/2009, 128/2009 e 169/2009 e, per l’effetto, annulla i provvedimenti con essi impugnati e precisamente: 1) la delibera di Consiglio Comunale n. 25 del 26.11.2008; 2) la determina dirigenziale n. 4 del 22.1.2009, con la quale la Regione Molise – Direzione Generale II – Servizio Energia ha rilasciato in favore della società Dafin l’autorizzazione unica per la realizzazione e l’esercizio di un impianto di produzione di energia elettrica a vapore, funzionante a biomassa, nella zona industriale P.i.p. del Comune di Mafalda; 3) la nota del 12.12.2008 prot. n. 11322 del Servizio Conservazione natura e v.i.a. della Regione Molise e l’allegata determina dirigenziale n. 203 del 12.12.2008 contenente la valutazione di incidenza naturalistica; 4) il parere urbanistico favorevole espresso dal Comune di Mafalda in data 15.12.2008; 5) il verbale finale della Conferenza di servizi del 16.12.2008; 6) le note dell’Autorità di bacino datate 20.1.2009 nn. 429 e 446, con le quali si attesta che la Centrale elettrica non ricade all’interno di aree a pericolosità idrogeologica.
Dopo mesi di dure battaglie, il pericolo biomasse dovrebbe essere definitivamente scongiurato. Aspettiamo, comunque, prima di porre la parola fine su questa triste vicenda.
giovedì 25 marzo 2010
Niente di nuovo...
Ieri 24 Marzo, presso il TAR del Molise, si è scritto un nuovo capitolo del contenzioso tra la Dafin Spa, promotrice per eccellenza del Progetto Mafalda e il comune di Mafalda insieme alle associazioni e alle singole persone che a tale progetto si sono opposte ricorrendo proprio al tribunale amministrativo.
I Giovani Mafaldesi non potevano di certo mancare, anche perchè le speranze erano forti e si iniziava a respirare aria di conclusione. Invece no! Usciamo dall'aula con le nostre aspettative decisamente ridimensionate perchè il giudice non si pronuncerà prima di 30-60 giorni. Insomma, l'attesa è ancora lunga. Si potrebbe dire: "Niente di nuovo"!
Passando alla cronaca dei fatti, le speranze di poter mettere la parola fine a questa vicenda si percepivano da subito entrando nella sede del TAR di Campobasso. Infatti in molti vi si sono recati per assistere all'udienza: alcuni membri dell'amministrazione comunale, rappresentanti delle varie associazioni locali e altri cittadini mafaldesi interessati allo svolgimento dei fatti. Niente rappresentanti mafaldesi, invece, per i sostenitori del Progetto Mafalda, ma solo alcuni membri della Dafin.
Davanti al giudice, gli avvocati del comune di Mafalda e l'avvocato dell'associazione "Mafalda Viva" Boschetti, hanno esposto e argomentato tutte le lacune (specialmente la mancanza della Valutazione di Impatto Ambientale) e i punti oscuri che tutti conosciamo e che vi abbiamo descritto ampiamente nel corso dei mesi riguardo al Progetto Mafalda. Tutto questo dovrebbe costituire punti a favore delle parti ricorrenti e di conseguenza portare all'accoglimento dei ricorsi. E' stata poi la volta dei legali della Dafin che hanno messo in campo le loro motivazioni, puntando soprattutto sulla presunta illegittimità di alcuni dei quattro ricorsi che sarebbero stati presentati al di fuori dei termini utili e sostenendo che il progetto da loro difeso non sarebbe assoggettabile a VIA (Valutazione di Impatto Ambientale).
Al termine di questa breve discussione, il tutto è stato messo agli atti e, come già detto, si è venuto a delineare un nuovo termine di scadenza che andrà dai 30 ai 60 giorni per l'emissione della sentenza. Per concludere, gli sviluppi dell'intera faccenda sono stati minimi se non inesistenti e di conseguenza tutto è rimasto immutato.
Come al solito, continueremo a tenervi informati...
I Giovani Mafaldesi non potevano di certo mancare, anche perchè le speranze erano forti e si iniziava a respirare aria di conclusione. Invece no! Usciamo dall'aula con le nostre aspettative decisamente ridimensionate perchè il giudice non si pronuncerà prima di 30-60 giorni. Insomma, l'attesa è ancora lunga. Si potrebbe dire: "Niente di nuovo"!
Passando alla cronaca dei fatti, le speranze di poter mettere la parola fine a questa vicenda si percepivano da subito entrando nella sede del TAR di Campobasso. Infatti in molti vi si sono recati per assistere all'udienza: alcuni membri dell'amministrazione comunale, rappresentanti delle varie associazioni locali e altri cittadini mafaldesi interessati allo svolgimento dei fatti. Niente rappresentanti mafaldesi, invece, per i sostenitori del Progetto Mafalda, ma solo alcuni membri della Dafin.
Davanti al giudice, gli avvocati del comune di Mafalda e l'avvocato dell'associazione "Mafalda Viva" Boschetti, hanno esposto e argomentato tutte le lacune (specialmente la mancanza della Valutazione di Impatto Ambientale) e i punti oscuri che tutti conosciamo e che vi abbiamo descritto ampiamente nel corso dei mesi riguardo al Progetto Mafalda. Tutto questo dovrebbe costituire punti a favore delle parti ricorrenti e di conseguenza portare all'accoglimento dei ricorsi. E' stata poi la volta dei legali della Dafin che hanno messo in campo le loro motivazioni, puntando soprattutto sulla presunta illegittimità di alcuni dei quattro ricorsi che sarebbero stati presentati al di fuori dei termini utili e sostenendo che il progetto da loro difeso non sarebbe assoggettabile a VIA (Valutazione di Impatto Ambientale).
Al termine di questa breve discussione, il tutto è stato messo agli atti e, come già detto, si è venuto a delineare un nuovo termine di scadenza che andrà dai 30 ai 60 giorni per l'emissione della sentenza. Per concludere, gli sviluppi dell'intera faccenda sono stati minimi se non inesistenti e di conseguenza tutto è rimasto immutato.
Come al solito, continueremo a tenervi informati...
mercoledì 10 marzo 2010
Un'Informazione Chiara???
Chi informa ha l'obbligo morale di non voler plagiare la testa della gente. Abbiamo avvertito l'esigenza di dare una informazione autentica e reale ai cittadini di Mafalda. Informare prima di tutto dove informare non sta per diffamare ma è la semplice quanto straordinaria azione di dare informazioni alle persone, affinché queste, nutrendo la propria Mente con tali informazioni, possano crearsi una opinione sulle questioni importanti. Opinione che sia libera ed autonoma, in altre parole essere informati per ragionare con la propria testa. Perché a noi le strumentalizzazioni non interessano!
Queste bellissime parole potremmo averle scritte noi Giovani Mafaldesi nel post e sui volantini con i quali ci siamo presentati a voi, cari lettori ma invece sono riprese dall’articolo di presentazione del direttore di Mente Locale. Ed allora ci viene un dubbio…
Nel secondo numero del giornalino fatto dalla nostra controparte, quei giovani che sono a favore della centrale, c’è un’intervista al dott. Stefano Corradi responsabile dell'ambiente di Varese Ligure, un comune che ha presentato qualcosa di simile al Progetto Mafalda, il Progetto Varese. Ma siamo sicuri che sia proprio così? La risposta è no!!! Nel comune ligure l’energia viene prodotta attraverso un impianto eolico e non è stata mai prevista la costruzione di una centrale a biomasse delle dimensioni di quella che avevano in mente la Dafin e la vecchia amministrazione per Mafalda. Tutto ciò però è incredibilmente omesso nell’articolo, che vuole far passare i mafaldesi per ingenui e retrogradi ancora una volta.
Ora, questa vi pare un’informazione autentica, reale e priva di strumentalizzazioni?
Queste bellissime parole potremmo averle scritte noi Giovani Mafaldesi nel post e sui volantini con i quali ci siamo presentati a voi, cari lettori ma invece sono riprese dall’articolo di presentazione del direttore di Mente Locale. Ed allora ci viene un dubbio…
Nel secondo numero del giornalino fatto dalla nostra controparte, quei giovani che sono a favore della centrale, c’è un’intervista al dott. Stefano Corradi responsabile dell'ambiente di Varese Ligure, un comune che ha presentato qualcosa di simile al Progetto Mafalda, il Progetto Varese. Ma siamo sicuri che sia proprio così? La risposta è no!!! Nel comune ligure l’energia viene prodotta attraverso un impianto eolico e non è stata mai prevista la costruzione di una centrale a biomasse delle dimensioni di quella che avevano in mente la Dafin e la vecchia amministrazione per Mafalda. Tutto ciò però è incredibilmente omesso nell’articolo, che vuole far passare i mafaldesi per ingenui e retrogradi ancora una volta.
Ora, questa vi pare un’informazione autentica, reale e priva di strumentalizzazioni?
mercoledì 27 gennaio 2010
Ancora un rinvio
Nemmeno questa volta possiamo salutare definitivamente la centrale a biomasse.
Nella sessione odierna, il TAR ha rinviato la sua decisione in merito al ricorso presentato contro il "Progetto Mafalda" ed ha fissato la prossima udienza per il 24 marzo. Continuiamo ad aspettare con fiducia e, come sempre, terremo informati i lettori su eventuali sviluppi.
venerdì 11 dicembre 2009
Ancora Progetto Mafalda?!? E basta!!!
Al contrario di quello che potrebbe sembrare, Mafalda oggi è in pieno fermento di associazioni ed iniziative socioculturali: alle già esistenti Avis, Protezione Civile, In Cammino con San Pio e I Mercanti del Teatro, negli ultimi mesi si sono aggiunte Mafalda Viva, noi Giovani Mafaldesi, Il Giglio e la Rosa, l' asd Mafalda Sport e Saperi e Sapori dal Molise; ricordiamo, ancora, questo nostro blog e i periodici di informazione legati, rispettivamente, alle attuali maggioranza e minoranza consiliari, InforMafalda e MenteLocale.
E' proprio su quest'ultimo, neonato, giornalino che vogliamo fare qualche riflessione, anche perché è fatto, in maggioranza, da giovani come noi.
Iniziamo la lettura e scopriamo che l'intento degli autori è informare. Condividiamo appieno il concetto espresso, in quanto anche il nostro scopo è sempre stato quello di informarci ed informare. La nostra pretesa però è minore: mentre noi cerchiamo di capire se ci sono e quali sono i pericoli della costruzione (per fortuna ormai quasi scongiurata) di una enorme centrale a biomasse, loro ci daranno un'informazione autentica e reale (i corsivi sono parole prese dal giornale). Ma come?! Noi siamo di parte in quanto "amici e parenti" dell'opposizione di allora, mentre loro, che fanno riflessioni oggettive, si firmano con cognomi molto famigliari, per di più dalle colonne di un giornale legato ad un partito: sarebbe questa l'informazione oggettiva???
Andando avanti ci imbattiamo nell'ennesimo panegirico sul Progetto Mafalda. La cosa inizia a stancarci, ma non ci stupisce. Il Progetto sarebbe stato una risposta alla crisi economica - dice il signor Molino - ed alla perdita del posto di lavoro (a proposito, non una sola parola è stata spesa sulla drammatica situazione dei lavoratori della SMI; e ricordiamo che i capannoni della SMI sorgono proprio dove si sarebbe dovuta costruire la centrale - ma tu guarda che coincidenza!!!). Molto probabilmente i fautori del nefasto progetto hanno guardato troppo avanti, così tanto da non accorgersi del madornale errore che stavano commettendo; e non hanno ancora capito, tant'è che il povero Molino continua ad interrogarsi sui motivi che hanno portato alla disfatta elettorale e, forse, questo dubbio amletico non lo fa dormire la notte.
Ma la cosa più clamorosa la leggiamo nell' articolo "Energie Compatibili", dove ci viene detto che una centrale a biomasse migliora la qualità dell'aria che respiriamo!!!!!
Il problema è il solito, cioè che la maggioranza dei mafaldesi non ha capito, i cittadini hanno scelto di continuare ad essere retrogradi e conservatori, facendo prevalere pregiudizi ed egoismi personali. Per fortuna che ci viene spiegato il significato del termine democrazia: potere del popolo. Cioè potere degli elettori di scegliere i propri rappresentanti sulla base dei programmi presentati. E poiché il significato delle parole dovrebbe essere oggettivo ma a volta non lo è noi Giovani Mafaldesi aggiungiamo che quando uno soltanto o pochi decidono per tutti e contro il loro volere non siamo in un sistema di democrazia bensì di tirannia (perdirla come gli antici) o di dittatura (per dirla come i moderni)...e sappiamo tutti che fine fanno le dittature: vengono rovesciate dai popoli esasperati.
Infine, il giornale fa un velato riferimento al nostro blog (quando si dice che qualcuno trova una certa soddisfazione nello scrivere nascondendosi volutamente dietro l'anonimato), che ci fa piacere in quanto significa che i giovani collaboratori del periodico leggono il blog e le nostre opinioni. Saremo anche "anonimi" nel senso che non firmiamo con i nome e cognome ma, in un paese piccolo come il nostro, in cui tutti si conoscono, scrivere il nome o il soprannome è come firmarsi e quindi non cambia niente; inoltre noi, già da tempo "smascherati", non abbiamo avuto paura né di dire cosa pensiamo con parole crude e non con giri di parole come si fa su un giornale, né tantomeno di mostrare il nostro volto e la nostra persona quando ce n'è stato bisogno, cosa che non tutti (vedi l'ex sindaco) hanno avuto il coraggio di fare.
E allora ben venga il confronto! E' dalla nostra nascita che auspichiamo un confronto vero e serio su una tematica importante come il Progetto Mafalda; e non siamo stati di certo noi ad incarnare l'anticomunicazione, a sottrarci al confronto diretto con gran parte della cittadinanza riunita in palestra.........
E' proprio su quest'ultimo, neonato, giornalino che vogliamo fare qualche riflessione, anche perché è fatto, in maggioranza, da giovani come noi.
Iniziamo la lettura e scopriamo che l'intento degli autori è informare. Condividiamo appieno il concetto espresso, in quanto anche il nostro scopo è sempre stato quello di informarci ed informare. La nostra pretesa però è minore: mentre noi cerchiamo di capire se ci sono e quali sono i pericoli della costruzione (per fortuna ormai quasi scongiurata) di una enorme centrale a biomasse, loro ci daranno un'informazione autentica e reale (i corsivi sono parole prese dal giornale). Ma come?! Noi siamo di parte in quanto "amici e parenti" dell'opposizione di allora, mentre loro, che fanno riflessioni oggettive, si firmano con cognomi molto famigliari, per di più dalle colonne di un giornale legato ad un partito: sarebbe questa l'informazione oggettiva???
Andando avanti ci imbattiamo nell'ennesimo panegirico sul Progetto Mafalda. La cosa inizia a stancarci, ma non ci stupisce. Il Progetto sarebbe stato una risposta alla crisi economica - dice il signor Molino - ed alla perdita del posto di lavoro (a proposito, non una sola parola è stata spesa sulla drammatica situazione dei lavoratori della SMI; e ricordiamo che i capannoni della SMI sorgono proprio dove si sarebbe dovuta costruire la centrale - ma tu guarda che coincidenza!!!). Molto probabilmente i fautori del nefasto progetto hanno guardato troppo avanti, così tanto da non accorgersi del madornale errore che stavano commettendo; e non hanno ancora capito, tant'è che il povero Molino continua ad interrogarsi sui motivi che hanno portato alla disfatta elettorale e, forse, questo dubbio amletico non lo fa dormire la notte.
Ma la cosa più clamorosa la leggiamo nell' articolo "Energie Compatibili", dove ci viene detto che una centrale a biomasse migliora la qualità dell'aria che respiriamo!!!!!
Il problema è il solito, cioè che la maggioranza dei mafaldesi non ha capito, i cittadini hanno scelto di continuare ad essere retrogradi e conservatori, facendo prevalere pregiudizi ed egoismi personali. Per fortuna che ci viene spiegato il significato del termine democrazia: potere del popolo. Cioè potere degli elettori di scegliere i propri rappresentanti sulla base dei programmi presentati. E poiché il significato delle parole dovrebbe essere oggettivo ma a volta non lo è noi Giovani Mafaldesi aggiungiamo che quando uno soltanto o pochi decidono per tutti e contro il loro volere non siamo in un sistema di democrazia bensì di tirannia (perdirla come gli antici) o di dittatura (per dirla come i moderni)...e sappiamo tutti che fine fanno le dittature: vengono rovesciate dai popoli esasperati.
Infine, il giornale fa un velato riferimento al nostro blog (quando si dice che qualcuno trova una certa soddisfazione nello scrivere nascondendosi volutamente dietro l'anonimato), che ci fa piacere in quanto significa che i giovani collaboratori del periodico leggono il blog e le nostre opinioni. Saremo anche "anonimi" nel senso che non firmiamo con i nome e cognome ma, in un paese piccolo come il nostro, in cui tutti si conoscono, scrivere il nome o il soprannome è come firmarsi e quindi non cambia niente; inoltre noi, già da tempo "smascherati", non abbiamo avuto paura né di dire cosa pensiamo con parole crude e non con giri di parole come si fa su un giornale, né tantomeno di mostrare il nostro volto e la nostra persona quando ce n'è stato bisogno, cosa che non tutti (vedi l'ex sindaco) hanno avuto il coraggio di fare.
E allora ben venga il confronto! E' dalla nostra nascita che auspichiamo un confronto vero e serio su una tematica importante come il Progetto Mafalda; e non siamo stati di certo noi ad incarnare l'anticomunicazione, a sottrarci al confronto diretto con gran parte della cittadinanza riunita in palestra.........
giovedì 22 ottobre 2009
2 - 0 per noi
Un altro punto a nostro favore! Lo abbiamo ottenuto ieri mattina nella discussione avvenuta presso il TAR.
Come leggiamo dal Quotidiano del Molise, "il Tribunale amministrativo ha decretato la necessità della Valutazione di impatto ambientale perché l’impianto (la centrale a biomasse) abbia il via libera. A sancirlo il ministero dell’Ambiente,interpellato dal Tar dopo la precedente udienza di aprile, quando non era concessa la sospensiva, ma si chiedeva ulteriore documentazione per esprimere un parere". Un fatto importante, questo, per gli avvocati delle parti ricorrenti che - leggiamo ancora - "sono fiduciosi per un esito favorevole ai loro assistiti, poiché la necessità della Valutazione di impatto significherebbe che l’iter finora seguito dalla Dafin, vale a dire l’autorizzazione unica della Regione, è nullo. Bisognerebbe ripartire in sostanza da zero, fornendo al ministero tutta la documentazione richiesta e attendere l’iter procedurale per ottenere la Via, notoriamente più complessa".
Il TAR ha fissato la prossima udienza per il 27 gennaio 2010.
Dunque i ricorrenti, Mafalda Viva, i Giovani Mafaldesi e tutti coloro che si sono sempre fermamente opposti al Progetto Mafalda iniziano a vedere la luce in fondo al tunnel dell' incubo biomasse. E mentre ci godiamo il secondo punto, dopo la sconfitta elettorale del Progetto, a nostro favore continuiamo ad essere vigili...fino alla vittoria!
Come leggiamo dal Quotidiano del Molise, "il Tribunale amministrativo ha decretato la necessità della Valutazione di impatto ambientale perché l’impianto (la centrale a biomasse) abbia il via libera. A sancirlo il ministero dell’Ambiente,interpellato dal Tar dopo la precedente udienza di aprile, quando non era concessa la sospensiva, ma si chiedeva ulteriore documentazione per esprimere un parere". Un fatto importante, questo, per gli avvocati delle parti ricorrenti che - leggiamo ancora - "sono fiduciosi per un esito favorevole ai loro assistiti, poiché la necessità della Valutazione di impatto significherebbe che l’iter finora seguito dalla Dafin, vale a dire l’autorizzazione unica della Regione, è nullo. Bisognerebbe ripartire in sostanza da zero, fornendo al ministero tutta la documentazione richiesta e attendere l’iter procedurale per ottenere la Via, notoriamente più complessa".
Il TAR ha fissato la prossima udienza per il 27 gennaio 2010.
Dunque i ricorrenti, Mafalda Viva, i Giovani Mafaldesi e tutti coloro che si sono sempre fermamente opposti al Progetto Mafalda iniziano a vedere la luce in fondo al tunnel dell' incubo biomasse. E mentre ci godiamo il secondo punto, dopo la sconfitta elettorale del Progetto, a nostro favore continuiamo ad essere vigili...fino alla vittoria!
sabato 17 ottobre 2009
Aspettando...
Cari lettori del blog, come la maggior parte di voi saprà, mercoledì 21 ci sarà la tanto attesa sentenza del TAR sui ricorsi presentati nei mesi passati contro il "Progetto Mafalda".
Noi Giovani Mafaldesi speriamo, fiduciosi, che la sentenza sia favorevole alle parti ricorrenti, in modo da essere più vicini alla fine dell' incubo-biomassa.
Noi Giovani Mafaldesi speriamo, fiduciosi, che la sentenza sia favorevole alle parti ricorrenti, in modo da essere più vicini alla fine dell' incubo-biomassa.
venerdì 18 settembre 2009
Un pò di chiarezza...
Sono passati ormai quasi due mesi dal nostro ultimo post e la cosa non è sfuggita ai nostri lettori più attenti e più critici. Si è detto che siamo spariti, ci si accusa di immobilismo, sostanzialmente. Ebbene eccoci qua, a fare un pò di chiarezza...
I Giovani Mafaldesi si sono costituiti spontaneamente nel gennaio scorso per informarsi, e di conseguenza informare la cittadinanza mafaldese, sugli eventuali rischi sulla salute che avrebbe comportato la costruzione di una centrale a biomasse sul nostro territorio (il centro del cosiddetto "Progetto Mafalda"); appurata la fondatezza dei nostri timori, ci siamo opposti con tutti i mezzi a nostra disposizione alla nascita della centrale: abbiamo avuto un primo incontro con l' ex sindaco, abbiamo chiesto un referendum consultivo sul "Progetto Mafalda", vi abbiamo informati con questo blog e con dei volantini portati nelle abitazioni mafaldesi e nei paesi vicini, abbiamo supportato le iniziative dell' associazione "Mafalda Viva", nata con uno scopo simile al nostro.
Tutti conosciamo l' evoluzione degli eventi da gennaio ad oggi, culminati nelle elezioni-referendum (così definite dallo stesso ex primo cittadino), che hanno visto la sconfitta della parte che sosteneva il Progetto. Trovarci dalla stessa parte della fazione vincitrice delle elezioni, l' attuale amministrazione, è stata la naturale conseguenza della comune opposizione alla costruzione della centrale, niente di più: le simpatie politiche di ogni singolo Giovane Mafaldese (peraltro piuttosto variegate) non sono mai state espresse a nome del gruppo.
Ed eccoci al punto centrale. Il fine della nostra esistenza resta lo stesso! Qualcuno non l' ha ancora capito, forse. E' vero, avremmo potuto occuparci di molti altri temi e questioni, ma la nostra scelta - una scelta di gruppo - è andata nella direzione di limitarci all' opposizione alla centrale e dell' informarvi sugli sviluppi amministrativi e burocratici della vicenda, vigilando sul tutto, per quanto ci è possibile. Dopo le elezioni la palla è passata alla nuova amministrazione, la quale ha detto nei due consigli comunali svoltisi (l' ultimo il 15 settembre) che si sta operando per scongiurare il pericolo biomasse e che nel prossimo consiglio ci porterà importanti novità. Per questo restiamo in attesa di conoscere l' evoluzione della situazione, compreso - ricordiamo - l' atteso pronunciamento del Tar.
Un' ultima cosa. Purtoppo anche nel cosiglio dell' altra sera abbiamo sentito dire che il "Progetto Mafalda" resta vivo, che ha subito soltanto una battuta d' arresto, ma che la centrale si farà lo stesso: ci amareggia sapere che c' è ancora chi non si è rassegnato alla sconfitta del Progetto e non ha capito che Mafalda non vuole la centrale. Ma tutto ciò è uno stimolo in più per noi Giovani Mafaldesi per andare avanti, fino alla vittoria!
lunedì 27 luglio 2009
I primi passi.
A più di un mese e mezzo dalle elezioni-referendum sul "Progetto Mafalda" sono in molti a chiedersi cosa sta facendo la nuova amministrazione per bloccare la costruzione della centrale a biomasse e quindi porre fine una volta per tutte a questa vicenda. Noi Giovani Mafaldesi abbiamo cercato di saperne di più avvicinando l' assessore più giovane, Aurelia Spatocco (che ringraziamo per la disponibilità), alla quale abbiamo rivolto alcune domande.
Aurelia, senza girarci troppo intorno: che situazione avete trovato riguardo alla costruzione della centrale?
E' una situazione davvero difficile e intricata!
Allora andiamo con ordine. L' ex sindaco disse in palestra, davanti a tutti, che le elezioni del 6 e 7 giugno sarebbero state il referendum sul "Progetto Mafalda" e che avrebbe bloccato la sua realizzazione in attesa del responso delle urne; ha fatto tutto ciò?
Assolutamente no! Egli ha portato avanti tutto ciò che poteva e doveva esser fatto per la costruzione della centrale, come ad esempio la delibera 30/04/09 sulla variazione del programma di fabbricazione per la zona PIP, approvata quando erano già state presentate le lste per le elezioni.
Quindi quali sono state le prime mosse della nuova amministrazione?
Direi che le possiamo riassumere nei punti 8, 9 e 10 presenti all' ordine del giorno del primo consiglio comunale del 16 luglio.
Innanzitutto abbiamo sbloccato i 5000 euro accantonati in favore della commissione tecnico-scientifica che avrebbe dovuto "vigilare" sull' operato della centrale; commissione che, vi ricordo, avrebbe avuto solo la facoltà di esprimere pareri non vincolanti e alla quale non avevano aderito 4 dei 9 membri designati.
Poi siamo intervenuti sulla delibera approvata il 30 aprile scorso la quale variava il programma di fabbricazione per la zona PIP (la zona industriale, praticamente): tale variazione permetteva l' elevazione di qualsiasi fabbricato fino a 50 metri di altezza, la stessa delle ciminiere della centrale. Inoltre questa delibera aveva cancellato il divieto di insediamento delle cosiddette "industrie insalubri" nella stessa zona PIP.
Tutto ciò è stato propedeutico al punto 10 all' ordine del giorno del consiglio comunale. Ci accingiamo a chiedere alla Regione il riesame del Provvedimento di autorizzazione per la realizzazione degli impianti della Dafin: ci teniamo a sottolineare il cambiamento della volontà popolare e, quindi, politica di Mafalda riguardo alla centrale.
E il vostro prossimo passo quale sarà?
Abbiamo in programma un incontro con le autorità regionali nel quale faremo loro presente le nostre ragioni, consegnando la delibera sul riesame di cui parlavo prima.
In paese però si dice che la centrale si farà lo stesso. Anzi, che i lavori sono già iniziati...
Anzitutto dobbiamo guardare le fonti da cui provengono notizie di questo genere; vi assicuro che non sono fondate: per il momento c' è un semplice cartello di inizio lavori, messo lì soltanto perché altrimenti la concessione edilizia sarebbe scaduta. In sostanza è un atto dovuto. E, aggiungo, una provocazione. Ma non ci spaventa e non fermerà il nostro deciso proposito di bloccare il "Progetto Mafalda", che non è portatore di sviluppo "condiviso" (come alcuni sostengono e come ho letto nel volantino "Goodbye sviluppo"), ma portatore di interessi di pochi a scapito della nostra salute, del nostro territorio e dei lavoratori della Smi.
Allora cosa dici a chi, nonostante tutto, continua a sostenere il progetto?
Intanto non credo che siano degli sciocchi, però vorrei dire loro di informarsi realmente e concretamente riguardo ai pro (ammesso che ce ne siano) ed ai contro legati alla costruzione di una centrale a biomasse di una simile dimensione.
In conclusione, cosa vuoi dire ai mafaldesi? La centrale s' ha da fare?
Io e l' Amministrazione comunale siamo più che ottimisti di vincere questa battaglia perché abbiamo mezzi efficaci. La centrale non si farà soprattutto grazie alla volontà e all' aiuto dei mafaldesi.
Aurelia, senza girarci troppo intorno: che situazione avete trovato riguardo alla costruzione della centrale?
E' una situazione davvero difficile e intricata!
Allora andiamo con ordine. L' ex sindaco disse in palestra, davanti a tutti, che le elezioni del 6 e 7 giugno sarebbero state il referendum sul "Progetto Mafalda" e che avrebbe bloccato la sua realizzazione in attesa del responso delle urne; ha fatto tutto ciò?
Assolutamente no! Egli ha portato avanti tutto ciò che poteva e doveva esser fatto per la costruzione della centrale, come ad esempio la delibera 30/04/09 sulla variazione del programma di fabbricazione per la zona PIP, approvata quando erano già state presentate le lste per le elezioni.
Quindi quali sono state le prime mosse della nuova amministrazione?
Direi che le possiamo riassumere nei punti 8, 9 e 10 presenti all' ordine del giorno del primo consiglio comunale del 16 luglio.
Innanzitutto abbiamo sbloccato i 5000 euro accantonati in favore della commissione tecnico-scientifica che avrebbe dovuto "vigilare" sull' operato della centrale; commissione che, vi ricordo, avrebbe avuto solo la facoltà di esprimere pareri non vincolanti e alla quale non avevano aderito 4 dei 9 membri designati.
Poi siamo intervenuti sulla delibera approvata il 30 aprile scorso la quale variava il programma di fabbricazione per la zona PIP (la zona industriale, praticamente): tale variazione permetteva l' elevazione di qualsiasi fabbricato fino a 50 metri di altezza, la stessa delle ciminiere della centrale. Inoltre questa delibera aveva cancellato il divieto di insediamento delle cosiddette "industrie insalubri" nella stessa zona PIP.
Tutto ciò è stato propedeutico al punto 10 all' ordine del giorno del consiglio comunale. Ci accingiamo a chiedere alla Regione il riesame del Provvedimento di autorizzazione per la realizzazione degli impianti della Dafin: ci teniamo a sottolineare il cambiamento della volontà popolare e, quindi, politica di Mafalda riguardo alla centrale.
E il vostro prossimo passo quale sarà?
Abbiamo in programma un incontro con le autorità regionali nel quale faremo loro presente le nostre ragioni, consegnando la delibera sul riesame di cui parlavo prima.
In paese però si dice che la centrale si farà lo stesso. Anzi, che i lavori sono già iniziati...
Anzitutto dobbiamo guardare le fonti da cui provengono notizie di questo genere; vi assicuro che non sono fondate: per il momento c' è un semplice cartello di inizio lavori, messo lì soltanto perché altrimenti la concessione edilizia sarebbe scaduta. In sostanza è un atto dovuto. E, aggiungo, una provocazione. Ma non ci spaventa e non fermerà il nostro deciso proposito di bloccare il "Progetto Mafalda", che non è portatore di sviluppo "condiviso" (come alcuni sostengono e come ho letto nel volantino "Goodbye sviluppo"), ma portatore di interessi di pochi a scapito della nostra salute, del nostro territorio e dei lavoratori della Smi.
Allora cosa dici a chi, nonostante tutto, continua a sostenere il progetto?
Intanto non credo che siano degli sciocchi, però vorrei dire loro di informarsi realmente e concretamente riguardo ai pro (ammesso che ce ne siano) ed ai contro legati alla costruzione di una centrale a biomasse di una simile dimensione.
In conclusione, cosa vuoi dire ai mafaldesi? La centrale s' ha da fare?
Io e l' Amministrazione comunale siamo più che ottimisti di vincere questa battaglia perché abbiamo mezzi efficaci. La centrale non si farà soprattutto grazie alla volontà e all' aiuto dei mafaldesi.
lunedì 20 luglio 2009
Senza pudore
Volevamo tornare con un articolo per informare i nostri lettori sullo stato delle cose a proposito della costruzione della centrale a biomasse, ma la giornata di ieri ci ha offerto spunti interessanti di cui vi riferiamo.
I sostenitori del Progetto Mafalda hanno tirato fuori un volantino dal titolo "Mafalda: goodbye sviluppo". Siamo alle solite. E' un discorso pieno di tante parole già sentite, in cui l' accento viene posto sulla grandezza del Progetto ("al quale da diverse parti d' Italia si è guardato con interesse perché unico nel suo genere"), sui tanti posti di lavoro che esso avrebbe offerto al nostro paese, sul turismo, generale e scientifico, che ne sarebbe conseguito, sulle energie rinnovabili...peccato che in sede di attuazione concreta di detto progetto non si sia sentita nominare altra forma di enegia che quella prodotta dalla famigerata centrale a biomasse; nessuno di noi ha visto un progetto o ha sentito di imprese interessate a produrre energia eolica o solare a Mafalda, nessuno ha potuto sapere quale università avrebbe stabilito da noi un centro di ricerche. Ancora, si parla di royalties,"un milione e mezzo di euro l' anno per la durata di 20 anni", oro colato che la Dafin avrebbe versato nelle casse del comune; ma perché nessuno dice che i primi soldi tirati fuori dalla Dafin rappresentavano l' indennizzo che l' azienda doveva per legge al comune per ripagarlo dell' impatto ambientale negativo, una autorizzazione bella e buona ad inquinare il nostro paese? Ennesima dimostrazione che dietro al Progetto Mafalda c' erano soltanto dei loschi interessi da realizzare sulle spalle dei Mafaldesi.
Poi l' anonimo autore del volantino apologetico diventa un teorico sui mali atavici del Mezzogiorno e ci insegna che "lo sviluppo nasce sempre da un impulso che viene dall' alto ma per poter essere attuato ha bisogno di essere accettato dalla base, perché lo sviluppo non può essere imposto, deve essere condiviso". Ci sembra di aver già sentito queste parole...ma sì, le disse proprio lui, l' ex sindaco: "Questo è un argomento da referendum perché questo va a cambiare i connotati del paese e richiede la massima coesione della cittadinanza".
Non è uno scherzo, cari lettori, qua si cerca ancora di prenderci in giro! E in questo quadro ben si inserisce il grande ritorno sulle scene del sovrano spodestato che cerca in tutti i modi di tornare al suo posto, Nicola Valentini. Egli mette su una bella recita nella quale senza alcun pudore insegna ai suoi cosa siano gli ideali e la morale; talvolta agnellino, molte altre signorotto dai toni minacciosi, sbraita contro chi non l' ha rieletto (ops, scusate: il candidato sindaco non era lui!), apostrofa come ottusi e sciocchi la maggioranza dei mafaldesi che non la pensa come lui, si autoelogia. Poi si traveste da Nostradamus e profetizza: "Il comune fallirà!". Ne siamo certi: se il comune dovesse fallire sarà tutto merito suo! (Notate bene: merito, e non colpa, perché per lui - quello che si è disfatto del fardello di essere sindaco, quello che adesso è libero - sarebbe un grande merito...)
Ma l' impressione è che siamo alle comiche finali.
"La riflessione più triste riguardo questa vicenda è che nonostante qualcuno ci abbia provato con coraggio, non si può pretendere di mettere il motore di una Ferrari in una Cinquecento": così termina il volantino. La riflessione più triste riguardo questa vicenda è che nonostante qualcuno abbia provato a speculare sulla nostra pelle, c' è ancora gente che non vuole capirlo.
E allora, da giovani, ci rivolgiamo ai giovani che ieri sera hanno preso la parola e a tutti quelli che erano presenti.Si parlava di confronto, avete parlato di confronto, dite di volere il confronto: ebbene, questo confronto dov' è? Sono ormai più di 6 mesi che lo cerchiamo, ci vedete tutti i giorni, ma ci sfuggite, quasi fossimo degli appestati. Avete detto che con il Progetto Mafalda avreste portato il paese 30 anni avanti, mentre il voto lo ha riportato 30 anni indietro; questo non ci pare un bel modo di cominciare. Siamo giovani, non ricalchiamo il vecchio modo arrogante di far politica che la nostra Mafalda si porta dietro da sempre. C'è bisogno di tutti per cambiare le cose...
I sostenitori del Progetto Mafalda hanno tirato fuori un volantino dal titolo "Mafalda: goodbye sviluppo". Siamo alle solite. E' un discorso pieno di tante parole già sentite, in cui l' accento viene posto sulla grandezza del Progetto ("al quale da diverse parti d' Italia si è guardato con interesse perché unico nel suo genere"), sui tanti posti di lavoro che esso avrebbe offerto al nostro paese, sul turismo, generale e scientifico, che ne sarebbe conseguito, sulle energie rinnovabili...peccato che in sede di attuazione concreta di detto progetto non si sia sentita nominare altra forma di enegia che quella prodotta dalla famigerata centrale a biomasse; nessuno di noi ha visto un progetto o ha sentito di imprese interessate a produrre energia eolica o solare a Mafalda, nessuno ha potuto sapere quale università avrebbe stabilito da noi un centro di ricerche. Ancora, si parla di royalties,"un milione e mezzo di euro l' anno per la durata di 20 anni", oro colato che la Dafin avrebbe versato nelle casse del comune; ma perché nessuno dice che i primi soldi tirati fuori dalla Dafin rappresentavano l' indennizzo che l' azienda doveva per legge al comune per ripagarlo dell' impatto ambientale negativo, una autorizzazione bella e buona ad inquinare il nostro paese? Ennesima dimostrazione che dietro al Progetto Mafalda c' erano soltanto dei loschi interessi da realizzare sulle spalle dei Mafaldesi.
Poi l' anonimo autore del volantino apologetico diventa un teorico sui mali atavici del Mezzogiorno e ci insegna che "lo sviluppo nasce sempre da un impulso che viene dall' alto ma per poter essere attuato ha bisogno di essere accettato dalla base, perché lo sviluppo non può essere imposto, deve essere condiviso". Ci sembra di aver già sentito queste parole...ma sì, le disse proprio lui, l' ex sindaco: "Questo è un argomento da referendum perché questo va a cambiare i connotati del paese e richiede la massima coesione della cittadinanza".
Non è uno scherzo, cari lettori, qua si cerca ancora di prenderci in giro! E in questo quadro ben si inserisce il grande ritorno sulle scene del sovrano spodestato che cerca in tutti i modi di tornare al suo posto, Nicola Valentini. Egli mette su una bella recita nella quale senza alcun pudore insegna ai suoi cosa siano gli ideali e la morale; talvolta agnellino, molte altre signorotto dai toni minacciosi, sbraita contro chi non l' ha rieletto (ops, scusate: il candidato sindaco non era lui!), apostrofa come ottusi e sciocchi la maggioranza dei mafaldesi che non la pensa come lui, si autoelogia. Poi si traveste da Nostradamus e profetizza: "Il comune fallirà!". Ne siamo certi: se il comune dovesse fallire sarà tutto merito suo! (Notate bene: merito, e non colpa, perché per lui - quello che si è disfatto del fardello di essere sindaco, quello che adesso è libero - sarebbe un grande merito...)
Ma l' impressione è che siamo alle comiche finali.
"La riflessione più triste riguardo questa vicenda è che nonostante qualcuno ci abbia provato con coraggio, non si può pretendere di mettere il motore di una Ferrari in una Cinquecento": così termina il volantino. La riflessione più triste riguardo questa vicenda è che nonostante qualcuno abbia provato a speculare sulla nostra pelle, c' è ancora gente che non vuole capirlo.
E allora, da giovani, ci rivolgiamo ai giovani che ieri sera hanno preso la parola e a tutti quelli che erano presenti.Si parlava di confronto, avete parlato di confronto, dite di volere il confronto: ebbene, questo confronto dov' è? Sono ormai più di 6 mesi che lo cerchiamo, ci vedete tutti i giorni, ma ci sfuggite, quasi fossimo degli appestati. Avete detto che con il Progetto Mafalda avreste portato il paese 30 anni avanti, mentre il voto lo ha riportato 30 anni indietro; questo non ci pare un bel modo di cominciare. Siamo giovani, non ricalchiamo il vecchio modo arrogante di far politica che la nostra Mafalda si porta dietro da sempre. C'è bisogno di tutti per cambiare le cose...
venerdì 26 giugno 2009
Note dal primo consiglio comunale
La serata inizia con la lettera di dimissioni dalla carica di consigliere presentata dal Sindaco uscente Valentini, e da altri consiglieri, già prevista e data per scontata da tanti in caso di sconfitta dello stesso. Valentini presenta le dimissioni con la intuibile scusante di far largo ai giovani (l’assessore Molino non ci sembra poi così tanto giovane) e non prendendosi, come al solito negli ultimi tempi, le sue responsabilità, lasciando agli altri la nave che affonda nei momenti difficili.Ben più provocanti e incresciose sono le parole dello stesso Valentini nella sua letterina: egli parla di lealtà; questa, secondo lui, l’ha contraddistinto in tutti questi anni.
Scusi Sindaco uscente, ma noi Giovani Mafaldesi sinceramente crediamo che questo termine sia indebitamente adoperato, sia veramente troppo dura da digerire la parola lealtà, una ulteriore presa in giro per tutti i Mafaldesi, trovatisi come sempre non di fronte alla verità ma dinanzi alle tante menzogne che purtroppo hanno calcato questi ultimi mesi...altro che onestà e lealtà! E ieri sera se ne avuta nuovamente la conferma.
Come puntualmente ribadito dal Sindaco Riccioni, l’amministrazione uscente promise che il 6 e il 7 giugno Mafalda, tramite i suoi elettori, avrebbe avuto la possibilità di scegliere il suo futuro (dopo che il referendum popolare non era stato voluto dallo stesso Valentini), votando per Di Iulio e sostenendo così il famoso progetto dell’inceneritore, oppure votando la lista Insieme per Mafalda capeggiata da Egidio Riccioni rifiutando così una volta per tutte questo pazzesco progetto.Ebbene, come era ormai prevedibile, il Sindaco uscente insieme alla sua giunta, tutto ha fatto tranne che far scegliere ai cittadini di Mafalda la sua sorte. L’amministrazione uscente ha messo Mafalda davanti al fatto compiuto.
Per questo, caro consigliere dimissionario Valentini, caro dimissionario N.Masciulli, caro dimissionario A.Fabrizio, caro dimissionario P. Massimi, caro amico Paolo, abbiate la dignità di non parlare di lealtà e di non difendere quelle parole e quei comportamenti, perché fanno male a Mafalda e a tutti i Mafaldesi. In aggiunta, noi Giovani Mafaldesi vogliamo richiamare l’attenzione di Valentini dicendo che poteva, nei mesi scorsi, prendere inchiostro e calamaio e avere l’onere di rispondere alle tante lettere, ben più importanti, scritte dai giovani del suo amato paese, invece di quella singolare delle sue dimissioni.
Continuiamo riprendendo le parole del neo sindaco Egidio Riccioni, che, rammaricato, presenta la situazione che sta investendo Mafalda: “Per la nuova giunta è un momento difficile, stavano cercando di far entrare Mafalda in un vicolo cieco da cui si rischia di non poter uscire”. Egli poi parla di accelerazioni incredibili nell’iter procedurale e dei soldi volutamente ed incautamente spesi dall’amministrazione uscente per mettere in difficoltà Mafalda, e al contrario avvantaggiare Dafin e queste persone che si nascondono dietro una fiduciaria. Riccioni comunque è convinto che insieme alla sua squadra, riuscirà a fermare l’Inceneritore grazie anche alla consulenza di tutti i possibili esperti e al lavoro del pool di avvocati. Ribadisce che l’ulteriore accredito fatto dalla Dafin sarà accantonato e tutti i proventi non saranno nel modo più assoluto toccati perché ci sono cause in corso e perché Mafalda ha detto con forza NO alla centrale a biomasse in contrada Pianette. Invita tutta la cittadinanza a seguire gli sviluppi della vicenda, ad informarsi su tutti i particolari, facendo un augurio a tutti e prendendosi la responsabilità di rispettare Mafalda e le decisioni democratiche di tutti i Mafaldesi.
Brevi e interessanti anche gli interventi dei consiglieri e assessori, in modo particolare dell’assessore rosa Aurelia Spatocco che risponde per le rime ad uno stravagante Molino, seguito poi da Montano, i quali chiedono alla nuova amministrazione di portare avanti il “Progetto Mafalda”. Spatocco risponde affermando che Mafalda ha scelto il suo programma e che la nuova Amministrazione combatterà con tutte le sue forze per FERMARE L ’INCENERITORE.
Questo il riassunto della serata del primo insediamento: a noi Giovani Mafaldesi preme ribadire il comportamento scorretto dell’amministrazione uscente e fare il nostro sincero in bocca al lupo al lavoro della nuova squadra amministrativa che ci appoggerà per FERMARE L’INCENERITORE. Questo è l’obiettivo nostro e della stramaggioranza di Mafalda e con questo ideale proseguiremo la nostra lotta per fermare la centrale a biomasse, nonché la distilleria.
MAFALDA HA AVUTO UNA REAZIONE FORTE E CONTINUERA’ AD APPOGGIARE LA NOSTRA CAUSA, siamo certi e combatteremo con, ed eventualmente anche contro, la nuova amministrazione per far valere la volontà popolare. SIA CHIARO!!!
Scusi Sindaco uscente, ma noi Giovani Mafaldesi sinceramente crediamo che questo termine sia indebitamente adoperato, sia veramente troppo dura da digerire la parola lealtà, una ulteriore presa in giro per tutti i Mafaldesi, trovatisi come sempre non di fronte alla verità ma dinanzi alle tante menzogne che purtroppo hanno calcato questi ultimi mesi...altro che onestà e lealtà! E ieri sera se ne avuta nuovamente la conferma.
Come puntualmente ribadito dal Sindaco Riccioni, l’amministrazione uscente promise che il 6 e il 7 giugno Mafalda, tramite i suoi elettori, avrebbe avuto la possibilità di scegliere il suo futuro (dopo che il referendum popolare non era stato voluto dallo stesso Valentini), votando per Di Iulio e sostenendo così il famoso progetto dell’inceneritore, oppure votando la lista Insieme per Mafalda capeggiata da Egidio Riccioni rifiutando così una volta per tutte questo pazzesco progetto.Ebbene, come era ormai prevedibile, il Sindaco uscente insieme alla sua giunta, tutto ha fatto tranne che far scegliere ai cittadini di Mafalda la sua sorte. L’amministrazione uscente ha messo Mafalda davanti al fatto compiuto.
Per questo, caro consigliere dimissionario Valentini, caro dimissionario N.Masciulli, caro dimissionario A.Fabrizio, caro dimissionario P. Massimi, caro amico Paolo, abbiate la dignità di non parlare di lealtà e di non difendere quelle parole e quei comportamenti, perché fanno male a Mafalda e a tutti i Mafaldesi. In aggiunta, noi Giovani Mafaldesi vogliamo richiamare l’attenzione di Valentini dicendo che poteva, nei mesi scorsi, prendere inchiostro e calamaio e avere l’onere di rispondere alle tante lettere, ben più importanti, scritte dai giovani del suo amato paese, invece di quella singolare delle sue dimissioni.
Continuiamo riprendendo le parole del neo sindaco Egidio Riccioni, che, rammaricato, presenta la situazione che sta investendo Mafalda: “Per la nuova giunta è un momento difficile, stavano cercando di far entrare Mafalda in un vicolo cieco da cui si rischia di non poter uscire”. Egli poi parla di accelerazioni incredibili nell’iter procedurale e dei soldi volutamente ed incautamente spesi dall’amministrazione uscente per mettere in difficoltà Mafalda, e al contrario avvantaggiare Dafin e queste persone che si nascondono dietro una fiduciaria. Riccioni comunque è convinto che insieme alla sua squadra, riuscirà a fermare l’Inceneritore grazie anche alla consulenza di tutti i possibili esperti e al lavoro del pool di avvocati. Ribadisce che l’ulteriore accredito fatto dalla Dafin sarà accantonato e tutti i proventi non saranno nel modo più assoluto toccati perché ci sono cause in corso e perché Mafalda ha detto con forza NO alla centrale a biomasse in contrada Pianette. Invita tutta la cittadinanza a seguire gli sviluppi della vicenda, ad informarsi su tutti i particolari, facendo un augurio a tutti e prendendosi la responsabilità di rispettare Mafalda e le decisioni democratiche di tutti i Mafaldesi.
Brevi e interessanti anche gli interventi dei consiglieri e assessori, in modo particolare dell’assessore rosa Aurelia Spatocco che risponde per le rime ad uno stravagante Molino, seguito poi da Montano, i quali chiedono alla nuova amministrazione di portare avanti il “Progetto Mafalda”. Spatocco risponde affermando che Mafalda ha scelto il suo programma e che la nuova Amministrazione combatterà con tutte le sue forze per FERMARE L ’INCENERITORE.
Questo il riassunto della serata del primo insediamento: a noi Giovani Mafaldesi preme ribadire il comportamento scorretto dell’amministrazione uscente e fare il nostro sincero in bocca al lupo al lavoro della nuova squadra amministrativa che ci appoggerà per FERMARE L’INCENERITORE. Questo è l’obiettivo nostro e della stramaggioranza di Mafalda e con questo ideale proseguiremo la nostra lotta per fermare la centrale a biomasse, nonché la distilleria.
MAFALDA HA AVUTO UNA REAZIONE FORTE E CONTINUERA’ AD APPOGGIARE LA NOSTRA CAUSA, siamo certi e combatteremo con, ed eventualmente anche contro, la nuova amministrazione per far valere la volontà popolare. SIA CHIARO!!!
lunedì 8 giugno 2009
Cronaca di una morte annunciata: bye bye, centrale!
Le urne hanno emesso il loro verdetto: il "progetto Mafalda" è stato decisamente bocciato. MAFALDA HA SCELTO DI DIRE DI NO ALLA CENTRALE A BIOMASSE!!!
E' un grande risultato, per noi Giovani Mafaldesi, per tutti i mafaldesi e anche per i nostri amici dei paesi vicini.
E' un grande risultato, ma il pericolo centrale non è definitivamente scongiurato...
L' impegno dei Giovani Mafaldesi continua anche con la nuova amministrazione Riccioni (a cui vanno i nostri auguri perché faccia bene; auguri che facciamo anche al nostro amico Paolo perché la sua sia un' opposizione costruttiva); noi continueremo a vigilare sulle sorti del "Progetto Mafalda" e a fornirvi contributi sull' argomento biomasse.
E' un grande risultato, per noi Giovani Mafaldesi, per tutti i mafaldesi e anche per i nostri amici dei paesi vicini.
E' un grande risultato, ma il pericolo centrale non è definitivamente scongiurato...
L' impegno dei Giovani Mafaldesi continua anche con la nuova amministrazione Riccioni (a cui vanno i nostri auguri perché faccia bene; auguri che facciamo anche al nostro amico Paolo perché la sua sia un' opposizione costruttiva); noi continueremo a vigilare sulle sorti del "Progetto Mafalda" e a fornirvi contributi sull' argomento biomasse.
sabato 6 giugno 2009
L' ennesima prova.
Ci siamo. Sabato e domenica noi mafaldesi siamo chiamati alle urne non solo a scegliere la nuova amministrazione comunale ma anche a pronunciarci sulla sorte del "Progetto Mafalda" e della centrale a biomasse. Su quest' ultimo argomento, i Giovani Mafaldesi hanno più volte chiesto la possibilità di potersi pronunciare prima delle comunali, ma gli appelli per un referendum che coinvolgesse la cittadinanza sono rimasti inascoltati.
Vi diamo, allora, l' ennesima prova della validità delle nostre tesi, cioè della pericolosità delle centrali a biomasse. La speranza è, ancora una volta, quella di svegliare le coscienze di tutti.
Come nasce l’esigenza della costruzione di una centrale termoelettrica a biomasse?
Quali combustibili utilizza? Quali conseguenze comporta per l’ambiente e l’uomo?
Ne ha parlato il prof. Gianni Tamino, biologo membro del Comitato Nazionale per la Biosicurezza e le Biotecnologie.
Nel suo intervento ha più volte fatto riferimento al CIP6 e certificati verdi: può spiegarci in cosa consistono?
«Il CIP6 è un provvedimento con cui si incentiva l’energia prodotta da fonti rinnovabili e assimilate, consentendo di immetterla nella rete elettrica nazionale a un prezzo superiore al normale valore del mercato. Tali incentivi vengono addebitati sulla bolletta dei consumatori.
Le prime leggi per incentivare le forme rinnovabili vennero emanate nel 1991. Oggi l’energia elettrica da fonti rinnovabili viene pagata fino a 4 o 5 volte il suo valore. Al momento dell’approvazione del decreto vennero aggiunte le cosiddette “fonti assimilate” che oggi portano via la fetta più grossa di tutti gli incentivi.
Le principali sono le code di raffinazione del petrolio: in pratica un rifiuto tra i più inquinanti viene spacciato come rinnovabile e pagato un sacco di soldi. Un’altra fonte assimilata è l’energia elettrica prodotta dagli inceneritori: questo ha determinato l'aumento della produzione di rifiuti, motivo per il quale l’Italia è stata richiamata dall’Unione Europea.
Oggi ai CIP6 si sono affiancati i certificati bianchi e i certificati verdi, di cui tutti i nuovi impianti possono usufruire. I primi premiano il risparmio energetico e l’efficienza, i secondi riguardano le fonti rinnovabili, i rifiuti e le biomasse.
Per rinnovabili si intendono quelle fonti di energia utilizzate nel tempo e nello spazio in cui sono prodotte. Tenendo presente questa definizione, le centrali a biomasse a cui sono attribuiti certificati verdi utilizzano materie prime che non possono essere prodotte nella zona. Lo confermano differenti studi condotti dai prof. Giampietro, Ulgiati, Paletti, Pimmentel che arrivano alla stessa conclusione: in Italia per produrre il 10% di energia da biomasse avremmo bisogno di tre volte la superficie agricola nazionale.
La sostenibilità si ha quando il bilancio energetico è positivo, la risorsa si riproduce nel tempo di utilizzo e il bilancio dell’anidride carbonica (CO2) è quantomeno in pareggio».
Tutti i documenti delle centrali a biomasse sostengono che le emissioni di anidride carbonica (CO2) è pari a zero perché la quantità emessa durante la combustione è pari a quella assorbita dalla pianta durante il processo di crescita, attraverso la fotosintesi.
(Questa domanda è fatta in risposta a quanto affermava Daniele Barbone nella conferenza stampa di presentazione del "Progetto Mafalda".)
«È vero. Ma alla CO2 che si ottiene bruciando devo aggiungere la CO2 consumata per ottenere la pianta, più quella consumata per trasportare dall’Estero l’olio su una nave sino al porto e dal porto alla centrale: il bilancio non è più in pareggio. Ma non solo.
Se, come nel caso di soia, girasole, colza, il consumo di petrolio e metano utilizzati per produrre fertilizzanti, per alimentare i mezzi agricoli e per trasportare i materiali è uguale o superiore all’energia che ottengo dall’olio è evidente che la CO2 emessa è maggiore di quella assorbita dalla pianta e quindi l’energia ottenuta da una centrale è inferiore a quella che consumata a monte. A conti fatti si consumerebbe meno energia utilizzando come combustibile il petrolio.
Siccome tutte le grandi centrali a biomasse hanno questo difetto, le biomasse si possono utilizzare solo con scarti di attività agricole, forestali, zootecniche, rifiuti organici al fine di realizzare piccoli impianti a biogas con produzione finale di energia sottoforma di metano e di compost destinato all’agricoltura.
Le biomasse sono significativamente interessanti se si rende l’agricoltura autonoma dai consumi energetici: è questa la grande sfida, non certo quella di produrre energia elettrica che non avrebbe nessun vantaggio economico se non venisse pagata in maniera “drogata” con i soldi dei cittadini.
Il bilancio economico passivo di queste centrali, diventa attivo grazie ai certificati verdi, come dichiarato dalle stesse aziende.
Questi impianti sono spesso incentivati da fondi dell’Unione Europea. Vengono utilizzati soldi pubblici per costruirli e acquistare l’energia elettrica in modo assurdo: il cittadino paga per avere energia elettrica da fonti in realtà non rinnovabili, per avere inquinamento ed effetto serra, in quanto l’olio vegetale inquina più del gasolio.
Inoltre, nella combustione degli oli vegetali vengono rilasciate polveri sottili, formaldeide e acroleina, responsabile del caratteristico odore di frittura».
Le emissioni di ossidi di azoto e carbonio – stando ai progettisti – verrebbero abbattute con l’installazione di particolari filtri.
«Un filtro è un dispositivo che non elimina l’inquinamento, ma lo sposta. Secondo il principio di Lavoisier "in natura nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma". Un filtro va periodicamente pulito: dove saranno conferiti i residui? Si dimentica di dire che c’è bisogno di una discarica per le ceneri, senza contare il calore disperso. La vendita di energia elettrica è un guadagno, la distribuzione di calore, al contrario, è una perdita se la condotta supera una certa distanza».
Con la depurazione dei fumi, le concentrazioni, però, rispettano la norma.
«Spesso i progettisti sostengono: "saremo sotto le concentrazioni", ma quello che conta da un punto di vista dell’impatto non è il rispetto della concentrazione, ma il rispetto delle quantità totali di emissioni compatibili con il territorio, misurate per il numero degli anni in cui permangono nell’ambiente.
Quindi non ci si deve accontentare della concentrazione per metro cubo ma conoscere il totale annuo per gli anni di vita della centrale, moltiplicando la concentrazione per tutti i milioni, miliardi di metri cubi emessi. Lo stesso vale per il monossido di carbonio, tossico, e gli ossidi di azoto, anch’essi tossici e tra i responsabili delle piogge acide. Negli anni si accumulano, così, migliaia di tonnellate di emissioni.
Nel caso della diossina abbiamo concentrazioni basse, ma è una sostanza che una emivita (durata) di vent’anni, si accumula negli organismi ed entra nella catena alimentare, arrivando al latte materno. Se calcoliamo la produzione di diossina per tutto l’arco di vita della centrale otterremo “n” grammi. Ma 1 grammo come spiegavo nella conferenza è la dose massima ammessa per 4,5 milioni di abitanti».
Nel suo intervento è stato fortemente critico verso il combustibile generalmente utilizzato nelle centrali a biomasse, l’olio di palma.
«Per fare spazio alle piantagioni di olio di palma si distruggono le foreste, le quali assorbono dieci volte più CO2 rispetto a una coltivazione e, nel caso di piantagioni convertite a palma, si sottraggono terreni destinati all’alimentazione determinando carestie.
L’inviato speciale dell’ONU per il diritto al cibo Jean Ziegler a questo proposito ha dichiarato: "I biocarburanti sono un crimine contro l’umanità".
Prodi ha sostenuto di recente su la Repubblica: "Non possiamo permetterci carburanti anziché cibo". Mi chiedo: perché queste scelte sono state fatte dall’Unione Europea sotto la sua presidenza?
Tra gli oli vegetali bruciati ci possono essere, inoltre, anche gli oli esausti, cioè rifiuti della produzione alimentare. Il guadagno per queste centrali non c’è solo dalla vendita dell’energia elettrica, ma dal fatto che l’azienda è pagata per bruciare questi scarti. Non solo queste aziende risparmiano sulla materia prima, ma vengono pagate per smaltirla».
Durante la conferenza si è parlato dell’ubicazione di questi impianti nel territorio agricolo.
«La normativa nazionale dice di no ad impianti industriali in aree agricole a meno di una modifica del piano regolatore. La V.I.A. (valutazione di impatto ambientale) permette di sottoporre un progetto a studio di impatto ambientale. Questo studio è eseguito da professionisti che apponendo la propria firma potrebbero un domani essere denunciati dalla popolazione in caso di eventuali danni».
Quali conseguenze può avere secondo lei il funzionamento di una centrale a biomasse in territorio agricolo?
«Alle conseguenze precedentemente citate si devono aggiungere quelle del danno d’immagine.
Chi vorrà acquistare prodotti biologici, D.O.P. e altri prodotti tipici provenienti da zone in cui sorgono centrali del genere? Senza contare poi che in certi casi, dopo analisi di laboratorio si potrebbero trovare valori fuori norma, specialmente riguardo le polveri sottili e la diossina. In questo caso i sacrifici e il lavoro dei coltivatori verrebbero vanificati».
Abbiamo parlato di combustibili ed emissioni. Quali altre conseguenze a suo avviso comporta una centrale a biomasse?
«Un altro elemento è costituito dal rumore. Si tratta, infatti, di motori marini modificati al cui rumore si somma quello derivato dai mezzi di trasporto che approvvigionano la centrale. Nella provincia di Pesaro e Urbino un impianto è stato bloccato proprio per questo motivo.
Non va sottovalutato anche l’inquinamento elettromagnetico causato dai tralicci che sorgono per trasportare l’energia elettrica. Inoltre, bisogna considerare che ad essere degradato è anche il paesaggio e la città a causa dei fumi che intaccano i monumenti. Posso affermare che queste centrali riducono sia il territorio sia la qualità del territorio».
In che misura una centrale influisce sulla crescita occupazionale?
«In realtà queste centrali assorbono pochissimi posti di lavoro, al massimo una decina di unità essendo controllate con sistemi informatici».
E l’indotto?
«L’indotto è rappresentato dagli autotrasportatori che lavorerebbero a prescindere dal tipo di prodotti trasportati e dalle imprese edili che terminata la costruzione esauriscono il loro compito. Si tratta di una delle attività a minore intensità occupazionale (intesa come rapporto tra capitale investito e posti di lavoro) al contrario degli insediamenti che utilizzano pannelli fotovoltaici».
Vi diamo, allora, l' ennesima prova della validità delle nostre tesi, cioè della pericolosità delle centrali a biomasse. La speranza è, ancora una volta, quella di svegliare le coscienze di tutti.
Come nasce l’esigenza della costruzione di una centrale termoelettrica a biomasse?
Quali combustibili utilizza? Quali conseguenze comporta per l’ambiente e l’uomo?
Ne ha parlato il prof. Gianni Tamino, biologo membro del Comitato Nazionale per la Biosicurezza e le Biotecnologie.
Nel suo intervento ha più volte fatto riferimento al CIP6 e certificati verdi: può spiegarci in cosa consistono?
«Il CIP6 è un provvedimento con cui si incentiva l’energia prodotta da fonti rinnovabili e assimilate, consentendo di immetterla nella rete elettrica nazionale a un prezzo superiore al normale valore del mercato. Tali incentivi vengono addebitati sulla bolletta dei consumatori.
Le prime leggi per incentivare le forme rinnovabili vennero emanate nel 1991. Oggi l’energia elettrica da fonti rinnovabili viene pagata fino a 4 o 5 volte il suo valore. Al momento dell’approvazione del decreto vennero aggiunte le cosiddette “fonti assimilate” che oggi portano via la fetta più grossa di tutti gli incentivi.
Le principali sono le code di raffinazione del petrolio: in pratica un rifiuto tra i più inquinanti viene spacciato come rinnovabile e pagato un sacco di soldi. Un’altra fonte assimilata è l’energia elettrica prodotta dagli inceneritori: questo ha determinato l'aumento della produzione di rifiuti, motivo per il quale l’Italia è stata richiamata dall’Unione Europea.
Oggi ai CIP6 si sono affiancati i certificati bianchi e i certificati verdi, di cui tutti i nuovi impianti possono usufruire. I primi premiano il risparmio energetico e l’efficienza, i secondi riguardano le fonti rinnovabili, i rifiuti e le biomasse.
Per rinnovabili si intendono quelle fonti di energia utilizzate nel tempo e nello spazio in cui sono prodotte. Tenendo presente questa definizione, le centrali a biomasse a cui sono attribuiti certificati verdi utilizzano materie prime che non possono essere prodotte nella zona. Lo confermano differenti studi condotti dai prof. Giampietro, Ulgiati, Paletti, Pimmentel che arrivano alla stessa conclusione: in Italia per produrre il 10% di energia da biomasse avremmo bisogno di tre volte la superficie agricola nazionale.
La sostenibilità si ha quando il bilancio energetico è positivo, la risorsa si riproduce nel tempo di utilizzo e il bilancio dell’anidride carbonica (CO2) è quantomeno in pareggio».
Tutti i documenti delle centrali a biomasse sostengono che le emissioni di anidride carbonica (CO2) è pari a zero perché la quantità emessa durante la combustione è pari a quella assorbita dalla pianta durante il processo di crescita, attraverso la fotosintesi.
(Questa domanda è fatta in risposta a quanto affermava Daniele Barbone nella conferenza stampa di presentazione del "Progetto Mafalda".)
«È vero. Ma alla CO2 che si ottiene bruciando devo aggiungere la CO2 consumata per ottenere la pianta, più quella consumata per trasportare dall’Estero l’olio su una nave sino al porto e dal porto alla centrale: il bilancio non è più in pareggio. Ma non solo.
Se, come nel caso di soia, girasole, colza, il consumo di petrolio e metano utilizzati per produrre fertilizzanti, per alimentare i mezzi agricoli e per trasportare i materiali è uguale o superiore all’energia che ottengo dall’olio è evidente che la CO2 emessa è maggiore di quella assorbita dalla pianta e quindi l’energia ottenuta da una centrale è inferiore a quella che consumata a monte. A conti fatti si consumerebbe meno energia utilizzando come combustibile il petrolio.
Siccome tutte le grandi centrali a biomasse hanno questo difetto, le biomasse si possono utilizzare solo con scarti di attività agricole, forestali, zootecniche, rifiuti organici al fine di realizzare piccoli impianti a biogas con produzione finale di energia sottoforma di metano e di compost destinato all’agricoltura.
Le biomasse sono significativamente interessanti se si rende l’agricoltura autonoma dai consumi energetici: è questa la grande sfida, non certo quella di produrre energia elettrica che non avrebbe nessun vantaggio economico se non venisse pagata in maniera “drogata” con i soldi dei cittadini.
Il bilancio economico passivo di queste centrali, diventa attivo grazie ai certificati verdi, come dichiarato dalle stesse aziende.
Questi impianti sono spesso incentivati da fondi dell’Unione Europea. Vengono utilizzati soldi pubblici per costruirli e acquistare l’energia elettrica in modo assurdo: il cittadino paga per avere energia elettrica da fonti in realtà non rinnovabili, per avere inquinamento ed effetto serra, in quanto l’olio vegetale inquina più del gasolio.
Inoltre, nella combustione degli oli vegetali vengono rilasciate polveri sottili, formaldeide e acroleina, responsabile del caratteristico odore di frittura».
Le emissioni di ossidi di azoto e carbonio – stando ai progettisti – verrebbero abbattute con l’installazione di particolari filtri.
«Un filtro è un dispositivo che non elimina l’inquinamento, ma lo sposta. Secondo il principio di Lavoisier "in natura nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma". Un filtro va periodicamente pulito: dove saranno conferiti i residui? Si dimentica di dire che c’è bisogno di una discarica per le ceneri, senza contare il calore disperso. La vendita di energia elettrica è un guadagno, la distribuzione di calore, al contrario, è una perdita se la condotta supera una certa distanza».
Con la depurazione dei fumi, le concentrazioni, però, rispettano la norma.
«Spesso i progettisti sostengono: "saremo sotto le concentrazioni", ma quello che conta da un punto di vista dell’impatto non è il rispetto della concentrazione, ma il rispetto delle quantità totali di emissioni compatibili con il territorio, misurate per il numero degli anni in cui permangono nell’ambiente.
Quindi non ci si deve accontentare della concentrazione per metro cubo ma conoscere il totale annuo per gli anni di vita della centrale, moltiplicando la concentrazione per tutti i milioni, miliardi di metri cubi emessi. Lo stesso vale per il monossido di carbonio, tossico, e gli ossidi di azoto, anch’essi tossici e tra i responsabili delle piogge acide. Negli anni si accumulano, così, migliaia di tonnellate di emissioni.
Nel caso della diossina abbiamo concentrazioni basse, ma è una sostanza che una emivita (durata) di vent’anni, si accumula negli organismi ed entra nella catena alimentare, arrivando al latte materno. Se calcoliamo la produzione di diossina per tutto l’arco di vita della centrale otterremo “n” grammi. Ma 1 grammo come spiegavo nella conferenza è la dose massima ammessa per 4,5 milioni di abitanti».
Nel suo intervento è stato fortemente critico verso il combustibile generalmente utilizzato nelle centrali a biomasse, l’olio di palma.
«Per fare spazio alle piantagioni di olio di palma si distruggono le foreste, le quali assorbono dieci volte più CO2 rispetto a una coltivazione e, nel caso di piantagioni convertite a palma, si sottraggono terreni destinati all’alimentazione determinando carestie.
L’inviato speciale dell’ONU per il diritto al cibo Jean Ziegler a questo proposito ha dichiarato: "I biocarburanti sono un crimine contro l’umanità".
Prodi ha sostenuto di recente su la Repubblica: "Non possiamo permetterci carburanti anziché cibo". Mi chiedo: perché queste scelte sono state fatte dall’Unione Europea sotto la sua presidenza?
Tra gli oli vegetali bruciati ci possono essere, inoltre, anche gli oli esausti, cioè rifiuti della produzione alimentare. Il guadagno per queste centrali non c’è solo dalla vendita dell’energia elettrica, ma dal fatto che l’azienda è pagata per bruciare questi scarti. Non solo queste aziende risparmiano sulla materia prima, ma vengono pagate per smaltirla».
Durante la conferenza si è parlato dell’ubicazione di questi impianti nel territorio agricolo.
«La normativa nazionale dice di no ad impianti industriali in aree agricole a meno di una modifica del piano regolatore. La V.I.A. (valutazione di impatto ambientale) permette di sottoporre un progetto a studio di impatto ambientale. Questo studio è eseguito da professionisti che apponendo la propria firma potrebbero un domani essere denunciati dalla popolazione in caso di eventuali danni».
Quali conseguenze può avere secondo lei il funzionamento di una centrale a biomasse in territorio agricolo?
«Alle conseguenze precedentemente citate si devono aggiungere quelle del danno d’immagine.
Chi vorrà acquistare prodotti biologici, D.O.P. e altri prodotti tipici provenienti da zone in cui sorgono centrali del genere? Senza contare poi che in certi casi, dopo analisi di laboratorio si potrebbero trovare valori fuori norma, specialmente riguardo le polveri sottili e la diossina. In questo caso i sacrifici e il lavoro dei coltivatori verrebbero vanificati».
Abbiamo parlato di combustibili ed emissioni. Quali altre conseguenze a suo avviso comporta una centrale a biomasse?
«Un altro elemento è costituito dal rumore. Si tratta, infatti, di motori marini modificati al cui rumore si somma quello derivato dai mezzi di trasporto che approvvigionano la centrale. Nella provincia di Pesaro e Urbino un impianto è stato bloccato proprio per questo motivo.
Non va sottovalutato anche l’inquinamento elettromagnetico causato dai tralicci che sorgono per trasportare l’energia elettrica. Inoltre, bisogna considerare che ad essere degradato è anche il paesaggio e la città a causa dei fumi che intaccano i monumenti. Posso affermare che queste centrali riducono sia il territorio sia la qualità del territorio».
In che misura una centrale influisce sulla crescita occupazionale?
«In realtà queste centrali assorbono pochissimi posti di lavoro, al massimo una decina di unità essendo controllate con sistemi informatici».
E l’indotto?
«L’indotto è rappresentato dagli autotrasportatori che lavorerebbero a prescindere dal tipo di prodotti trasportati e dalle imprese edili che terminata la costruzione esauriscono il loro compito. Si tratta di una delle attività a minore intensità occupazionale (intesa come rapporto tra capitale investito e posti di lavoro) al contrario degli insediamenti che utilizzano pannelli fotovoltaici».
sabato 30 maggio 2009
Montanari a Mafalda: la realtà delle cose...
Grande evento giovedì sera in piazza a Mafalda: sulla questione biomasse è intervenuto il prof. Montanari. Scienziato di livello mondiale, uno dei massimi esperti di nanopatologie (le malattie causate dalle polveri sottili), Stefano Montanari è stato chiamato dall' associazione "Mafalda Viva" per dare il suo autorevole parere in proposito del dibattito circa il "Progetto Mafalda" e la costruzione dell' inceneritore a biomasse. I Giovani Mafaldesi sono onorati di questa presenza nel loro paese e grati al professore per aver sposato la nostra causa.
Con grande chiarezza, Stefano Montanari ha spiegato ai tanti presenti cosa sono le micropolveri, da dove provengono, come si formano e come entrano nell' organismo umano. "Le polveri sottili sono nocive per la salute umana, e questo è noto a livello di Unione Europea", ha affermato lo scienziato, che poi ha citato il rapporto EEA 2/2007 secondo il quale "per il particolato non esiste alcun livello di sicurezza".
Quindi il discorso si è spostato sull' incenerimento. Una centrale a biomasse brucia queste biomasse, per questo è un inceneritore; dal processo di combustione si sprigionano le polveri sottili e non c'è filtro al mondo che possa trattenerle. Inoltre le ceneri prodotte hanno bisogno di una discarica speciale, che sarebbe molto più inquinante di una discarica normale.
A favore delle biomasse si sono pronunciati diversi "scienziati": un argomento che ci è stato addotto qualche volta dai favorevoli al "Progetto Mafalda". Ebbene Stefano Montanari ci ha messo in guardia da questa persone, che di scienza non sanno niente, ma sono semplicemente pagati (tanto!) per affermare certe cose.
Un altro dei temi per cui si dovrebbe essere pro biomasse è il presunto bisogno di energia che esse andrebbero a soddisfare. A tal proposito, l' Autorità per l' Energia Elettrica e il Gas afferma che "in Italia l' offerta di energia supera significativamente la domanda". Il prof. Montanari ha anche indicato una delle possibili fonti alternative di energia, pulita e rinnovabile: il solare. Basterebbe solo avere la voglia di investire in ricerche serie sul settore...
A conclusione del suo intervento, Stefano Montanari ha affermato che la centrale a biomasse che dovrebbe sorgere a Mafalda è enorme e porterebbe nient' altro che inquinamento, malattie e morte.
Al più presto vi daremo l' occasione di poter vedere il video dell' intervento, così da permettere anche a chi non è potuto essere presente ieri sera di sentire l'illustre intervento.
Noi Giovani Mafaldesi ribadiamo la nostra gratitudine al prof. Montanari, che ha dimostrato di essere un grande uomo oltre che un grande scienziato, una persona che ama il suo mestiere ma anche il mondo e la vita. Siamo inoltre contenti di aver visto tanta gente in piazza, tra cui anche tanti amici di altri paesi. Un grazie va anche ad Antonio Fasciano, un'altra persona che sta mostrando di amare la nostra terra.
Ci chiediamo, invece, perché gli organi di informazione locali erano pressoché assenti. Quale evento più importante della presenza di uno scienziato di livello mondiale si è tenuto ieri sera nella nostra piccola regione?! Siamo profondamente indignati.
E poi, da giovani, non abbiamo potuto fare a meno di notare un'altra assenza, quella che più ci dispiace e ci fa pensare: una delle liste candidate alle elezioni presenta diversi giovani tra le sue file, ha addirittura un candidato sindaco giovane; ebbene tutti questi giovani non erano presenti... Milo, Luca, Emilio, Stefano, Luigi e, soprattutto, Paolo, dove eravate giovedì sera? Quale grande impegno vi ha impedito di essere in piazza? Questa è la grande novità che voi veri giovani portate al modo di far politica nel nostro paese, la mancanza di ascolto? Proprio giovedì mattina, su un giornale, abbiamo letto un' intervista rilasciata da Paolo nel quale lui dice che l' ambiente è uno dei punti salienti del programma della sua lista: perché non siete venuti a sentire uno scienziato che ha parlato anche di ambiente? Credete davvero che un giovane possa "pianificare il proprio futuro senza necessariamente andare via dal paese" dopo quello che ha sentito l' altra sera?
Con grande chiarezza, Stefano Montanari ha spiegato ai tanti presenti cosa sono le micropolveri, da dove provengono, come si formano e come entrano nell' organismo umano. "Le polveri sottili sono nocive per la salute umana, e questo è noto a livello di Unione Europea", ha affermato lo scienziato, che poi ha citato il rapporto EEA 2/2007 secondo il quale "per il particolato non esiste alcun livello di sicurezza".
Quindi il discorso si è spostato sull' incenerimento. Una centrale a biomasse brucia queste biomasse, per questo è un inceneritore; dal processo di combustione si sprigionano le polveri sottili e non c'è filtro al mondo che possa trattenerle. Inoltre le ceneri prodotte hanno bisogno di una discarica speciale, che sarebbe molto più inquinante di una discarica normale.
A favore delle biomasse si sono pronunciati diversi "scienziati": un argomento che ci è stato addotto qualche volta dai favorevoli al "Progetto Mafalda". Ebbene Stefano Montanari ci ha messo in guardia da questa persone, che di scienza non sanno niente, ma sono semplicemente pagati (tanto!) per affermare certe cose.
Un altro dei temi per cui si dovrebbe essere pro biomasse è il presunto bisogno di energia che esse andrebbero a soddisfare. A tal proposito, l' Autorità per l' Energia Elettrica e il Gas afferma che "in Italia l' offerta di energia supera significativamente la domanda". Il prof. Montanari ha anche indicato una delle possibili fonti alternative di energia, pulita e rinnovabile: il solare. Basterebbe solo avere la voglia di investire in ricerche serie sul settore...
A conclusione del suo intervento, Stefano Montanari ha affermato che la centrale a biomasse che dovrebbe sorgere a Mafalda è enorme e porterebbe nient' altro che inquinamento, malattie e morte.
Al più presto vi daremo l' occasione di poter vedere il video dell' intervento, così da permettere anche a chi non è potuto essere presente ieri sera di sentire l'illustre intervento.
Noi Giovani Mafaldesi ribadiamo la nostra gratitudine al prof. Montanari, che ha dimostrato di essere un grande uomo oltre che un grande scienziato, una persona che ama il suo mestiere ma anche il mondo e la vita. Siamo inoltre contenti di aver visto tanta gente in piazza, tra cui anche tanti amici di altri paesi. Un grazie va anche ad Antonio Fasciano, un'altra persona che sta mostrando di amare la nostra terra.
Ci chiediamo, invece, perché gli organi di informazione locali erano pressoché assenti. Quale evento più importante della presenza di uno scienziato di livello mondiale si è tenuto ieri sera nella nostra piccola regione?! Siamo profondamente indignati.
E poi, da giovani, non abbiamo potuto fare a meno di notare un'altra assenza, quella che più ci dispiace e ci fa pensare: una delle liste candidate alle elezioni presenta diversi giovani tra le sue file, ha addirittura un candidato sindaco giovane; ebbene tutti questi giovani non erano presenti... Milo, Luca, Emilio, Stefano, Luigi e, soprattutto, Paolo, dove eravate giovedì sera? Quale grande impegno vi ha impedito di essere in piazza? Questa è la grande novità che voi veri giovani portate al modo di far politica nel nostro paese, la mancanza di ascolto? Proprio giovedì mattina, su un giornale, abbiamo letto un' intervista rilasciata da Paolo nel quale lui dice che l' ambiente è uno dei punti salienti del programma della sua lista: perché non siete venuti a sentire uno scienziato che ha parlato anche di ambiente? Credete davvero che un giovane possa "pianificare il proprio futuro senza necessariamente andare via dal paese" dopo quello che ha sentito l' altra sera?
domenica 24 maggio 2009
Finalmente Montanari
Molti si stanno chiedendo come mai il nostro blog sembra quasi morto, bè è molto semplice: quello che i giovani mafaldesi avevano da dire, sul progetto della centrale a biomasse, è pressochè terminato (speriamo), pensiamo di aver smosso un po le acque, e ora che la campagna elettorale è nel pieno noi non vogliamo metterci in mezzo ne alimentare polemiche, ovviamente se a elezioni terminate ci sarà ancora il pericolo (e ripeto speriamo di no) di questa centrale, noi torneremo esattamente come prima, perchè come abbiamo gia detto, quello è il nostro obiettivo primario.
Le cose che c'erano da dire sono state dette pressochè tutte, quelle che ancora non sapete le dirà il dottor Montanari, che parlerà il 28 di questo mese alle ore 20,30 in piazza della Libertà a Mafalda, per il bene dei mafaldesi.
Sarà un ottima occasione anche, per tutti quelli che gli hanno dato del ciarlatano su questo blog, per sentire con le loro orecchie un vero esperto parlare di cose che conosce bene e non le solite propagande fini solo agli interessi di chi le fa.
Un esperto di cui parliamo da tempo, e che qualcun'altro fortunatamente ha chiamato a Mafalda, quindi invitiamo tutti a partecipare!
Le cose che c'erano da dire sono state dette pressochè tutte, quelle che ancora non sapete le dirà il dottor Montanari, che parlerà il 28 di questo mese alle ore 20,30 in piazza della Libertà a Mafalda, per il bene dei mafaldesi.
Sarà un ottima occasione anche, per tutti quelli che gli hanno dato del ciarlatano su questo blog, per sentire con le loro orecchie un vero esperto parlare di cose che conosce bene e non le solite propagande fini solo agli interessi di chi le fa.
Un esperto di cui parliamo da tempo, e che qualcun'altro fortunatamente ha chiamato a Mafalda, quindi invitiamo tutti a partecipare!
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