lunedì 30 marzo 2009

Il "Progetto Mafalda": la soluzione alla crisi mondiale

Ieri 29 marzo è stata una giornata molto importante per la nostra battaglia contro la centrale a biomasse e il "Progetto Mafalda" in generale. In mattinata si è svolto a San Felice un incontro tra i dipendenti della SMI (Marrollo) e alcuni rappresentanti delle istituzioni locali, mentre nel pomeriggio c'è stato un dibattito pubblico tra l' Amministrazione comunale e la cittadinanza di Mafalda presso la palestra comunale.

Purtroppo nessuna tv locale si è degnata di seguire gli eventi mentre soltanto un quotidiano regionale ha inviato un giornalista in palestra: evidentemente a Campobasso e dintorni succedono cose più importanti. Noi Giovani Mafaldesi invece erevamo presenti ad entrambi gli incontri...


L' incontro a San Felice. Davanti a una folla di circa 150 persone, dipendenti Smi e non, provenienti da San Felice, Mafalda, Dogliola, Tufillo e Fresagrandinaria, sono intervenuti sindaci, consiglieri provinciali, il presidente della provincia di Campobasso, rappresentanti dei sindacati e Lui: il Nostro Signor Sindaco Nicola Valentini. In un trionfo di retorica e discorsi fumosi, tra le tante parole spese, quelle che hanno attirato maggiormente la nostra attenzione sono state pronunciate dal Nostro, riguardanti (indovinate?) il mitico "Progetto Mafalda". Circa 150 operai perderanno il posto di lavoro a causa della dismissione degli impianti della Smi? Niente paura, c'è il "Progetto Mafalda"! La valle del Trigno tutta è in crisi occupazionale? Grazie a Dio c'è il "Progetto Mafalda"!! La crisi è mondiale? Allora non avete capito niente!?! Il "Progetto Mafalda" è la risposta!!! "Altro non c'è!", ha affermato orgoglioso (arrogante) il Sindaco Valentini. Lui che - poverino - è stato colpito da un fulmine a ciel sereno quando i dirigenti Smi gli hanno comunicato che presto chiuderanno gli impianti (peccato però che ci risulta che siano soci in affari Valentini e Marrollo) ha però subito pensato ad un grandioso piano di rilancio del territorio che occuperebbe non solo gli attuali 150 operai, ma arriverebbe a dar lavoro ad 860 (!) persone. Ma noi siamo troppo egoisti o strumentalizzati ed anche abbastanza ignoranti da non capire...Peccato però non aver ottenuto una risposta alla nostra domanda su quali siano i reali interessi della Smi nel "Progetto".


Abbiamo ottenuto comunque una piccola grande conquista dall' assemblea mattutina: il presidente della provincia di Campobasso, Nicola D'Ascanio, ci ha garantito che L' Ente che rappresenta sarà al nostro fianco nel contrastare la costruzione della Centrale a biomasse perché "la produzione energetica", queste le sue parole, ormai "è diventata soltanto una questione affaristica".

Ed ora veniamo al dibattito pomeridiano.
Ad accogliere una folla di oltre 250 cittadini, mafaldesi ma non solo, c' erano il Nostro Signor Sindaco Nicola Valentini e tutta la sua fedelissima Amministrazione: là seduti ad un tavolo, sul palco, sembravano il noto quadro di Leonardo da Vinci "L' ultima cena"; visto il periodo pasquale, la scenetta sembrava studiata ad hoc con Lui al centro nel ruolo di Nostro Signore e con tanto di Giuda Iscariota (preghiamo la persona interessata di non averne a male, Gesù avrebbe ragione di offendersi molto di più a nostro parere) che lo ha già abbandonato per tradirlo, sedendosi tra il pubblico.

Le premesse sembravano incoraggianti: scopo del pubblico dibattito era creare un clima di dialogo attorno al "Progetto Mafalda", per spazzar via ogni dubbio ed ogni timore sulla pericolosità della centrale a biomasse; in democrazia, in fondo, si fa così! E poi via al solito comizio valentiniano, un lungo monologo che tesseva le lodi della sua Idea e ci illustrava le “magnifiche sorti e progressive” di cui beneficierà Mafalda. Le nostre orecchie incredule hanno ascoltato numeri mirabolanti sia per quanto riguarda i dati sull'impiego sia per quelli sulle ricadute economiche. Ma noi, “egoisti strumentalizzati ignoranti”, siamo anche degli intellettualoidi codardi e non capiamo che il "Progetto Mafalda è la risposta.
Credete sia tutto?
Aspettate...
La Creatura del Signor Sindaco sarebbe potuta nascere prima, già dal primo gennaio di quest'anno, ma noi terroristi psicologici per giunta autolesionisti abbiamo rimandato il suo Avvento con le proteste e i ricorsi al Tar. La panacea di tutti i mali, il "Progetto Mafalda" arriverà più tardi.

Ed ecco il coupe de théatre: sospendiamo tutto fino al primo luglio, cioè dopo le comunali! Nicola Valentini, novello Ponzio Pilato, si lava le mani e lascia noi elettori liberi di decidere le sorti del Progetto, di sostenerlo o di demolirlo.
(Effettivamente i termini libertà di decisione e Nicola Valentini messi vicini sembrano, anzi, sono un grande ossimoro...)
E poi, vestito da starter di gare automobilistiche, il Signor Sindaco spara in aria il colpo di pistola che dà il via ufficiale alla campagna elettorale. Da una parte lui e il suo Progetto, il Bene Assoluto e la sua manifestazione, dall' altra chi non capisce e chi non vuol capire, a braccetto con Satana.

L' Armageddon ci sarà il 7 e l' 8 giugno. (Convertitevi e credete al Vangelo secondo Nicola!)

Siccome la magnanimità del Sindaco è senza pari, anche a noi umili cittadini viene concesso il diritto alla parola e ad ottenere persino una risposta da sua Bontà. Così, dopo il tormentato intervento di Fausto Matassa e il puntuale argomentare di un signore di Dogliola ricordiamo che questo paese sarà colpito solo dai lati negativi del progetto, e non da quelli ipotetici positivi come Mafalda), arriva il nostro turno.

Noi Giovani Mafaldesi facciamo ascoltare l'audio estratto dal video pubblicato nel post precedente e chiediamo al Sindaco il perché dell' incongruenza tra quelle parole e la realtà attuale; gli chiediamo se gli sembra che nel paese sia stata raggiunta una grande coesione sociale attorno al Progetto; ancora, perché nonostante abbia ripetuto per tre volte (con un sorriso che, però, è visibile solo dal video) che "questo è un argomento da referendum" e nonostante le nostre tre lettere che lo richiedeveno (il numero ricorre, ma siamo vicini alla notte in cui Pietro rinnegò per tre volte Gesù), di questa consultazione non c'è ombra; infine rivolgiamo le stesse domande ai giovani dell'amministrazione: tra coetanei magari ci si capisce meglio...


Ci viene chiesta un pò di pazienza, otterremo le nostre risposte quando saranno finiti gli interventi.
Cioè: mai!!! Prendono la parola un portavoce di Mafalda Viva, Biondo Mastrangelo, il presidente regionale del WWF Giuseppina Nigro (che ringraziamo per la sua presenza e per le cose di cui ci ha portato a conoscenza), Sandro Colagioia e infine Roberto Mastrangelo che pone una domanda a noi.
Siamo all' atto finale. Il nostro portavoce si alza per raggiungere l' amico e rispondergli, subito, davanti a tutti ma "siamo in democrazia, di grazia!", esclama irritato il sindaco, "hai già parlato, lascia parlare gli altri!"; questo scatena le ire di parte degli intervenuti mentre il Giovane Mafaldese (nella foto) se ne torna al suo posto.
Ma la democrazia è democrazia ed ha le sue regole, bisogna ascoltare tutti, non sempre gli stessi!! Allora il Sindaco, stanco di questo deficit democratico e di sentire sempre la stessa voce (la sua!!!), prende la decisione più democratica di tutte: si alza e se ne va.


Giù il sipario.

La sceneggiata è finita prima del previsto e gli attoniti consiglieri comunali, evidentemente imbarazzati e spiazzati dalla decisione del Capo, si precipitano in una repentina ritirata.
Anche questa volta il confronto con il sindaco non c'è stato.

Le nostre domande restano senza risposta. I consiglieri hanno dimostrato di non essere in grado di assumere una propria posizione, forse perché non ce l' hanno. I signori investitori della Dafin non si sono nemmeno degnati di intervenire. Nessun esperto, nessuno scienziato ci ha assicurato e fornito prove che la centrale a biomasse non fa male. In sostanza, una vittoria per il nostro fronte? Probabilmente si. Ma ancora una volta la grande sconfitta è la democrazia a Mafalda.
Ai Giovani Mafaldesi non resta altro che questo appello: tutti alle ruspe, DEMOLIAMO IL PROGETTO MAFALDA!!!

domenica 29 marzo 2009

Il giorno della verità

Si è appena terminato l'incontro della Dafin Spa e dell'amministrazione di Mafalda con la popolazione...
Stiamo preparando un resoconto accurato della giornata, nel frattempo vi proponiamo un video di vecchia data (di cui l'audio è stato fatto ascoltare pubblicamente proprio oggi), il video della serata in cui l'amministrazione di Mafalda, tra vino e tarallucci, presentò il "Progetto Mafalda";
questo è solo un piccolo riassunto del video che durava circa 2 ore, ma non per travisare i contenuti, bensì perchè la maggior parte della serata verteva sull'argomento "famiglie venezuelane" (che noi non discutiamo),e ben poco si è parlato, mischiando a altre energie alternative, della famigerata centrale.
Dopo queste puntualizzazioni fondamentali buona visione...

Visto questo video da noi montato (i suoni sono stati montati per far risaltare i punti che a nostro parere sono quanto meno bizzarri) la situazione attuale si è invertita: di famiglie venezuelane ancora neanche l'ombra, cosi come delle altre energie alternative, mentre per la centrale ci si è mossi molto e velocemente...

A voi i commenti...

venerdì 27 marzo 2009

Esempi da imitare

L’articolo che riportiamo di seguito è tratto da un quotidiano locale della città di Taranto (“Tarantosera- la voce della città-”); è stato pubblicato appena il 24 marzo 2009 e tratta nello specifico la decisione del sindaco di Fragagnano (TA) Maria Teresa Alfonso di opporsi alla realizzazione di una centrale a biomasse nel comune, appunto, di Fragagnano.
Possiamo tutti notare come il caso in questione sia molto simile alla vicenda che da mesi attanaglia il nostro paese, con la differenza che a Mafalda il sindaco è il più forte sostenitore del progetto, mentre a Fragagnano il sindaco “FACENDOSI PORTAVOCE DELLE PREOCCUPAZIONI DELLA POPOLAZIONE” ha ritenuto opportuno SCONGIURARE un simile rischio e cercare soluzioni alternative per lo sviluppo del paese.
Il sindaco di Fragagnano sottolinea il fatto che “E’ STATA UNA BATTAGLIA DIFFICILE, MA L’ABBIAMO VINTA, PASSANDO PER UNA RACCOLTA DI FIRME (3000) E LA PROPOSTA DI UN REFERENDUM”.

Il sindaco: «Ho vinto»
martedì 24 marzo 2009
FRAGAGNANO - Non ci sarà nessuna centrale termoelettrica a biomasse. La conferenza di servizi ha accettato le osservazioni dell’amministrazione comunale guidata dal sindaco Maria Teresa Alfonso. L’impianto avrebbe dovuto nascere in contrada Cazzato a pochi chilometri dal centro abitato e nelle vicinanze delle discarica. La battaglia contro la centrale è cominciata prima del 2007, quando l’attuale sindaco era seduta tra i banchi di opposizione. “Mi feci portavoce delle preoccupazioni dei cittadini - ha spiegato questa mattina in conferenza stampa - perchè l’impatto ambientale sul territorio sarebbe stato notevole. Il timore era che, non essendoci produzioni di biomasse nelle vicinanze, quella centrale avrebbe finito per bruciare i rifiuti della discarica. In più ci sarebbe stato un incremento di smog per la presenza sul territorio di camion diretti all’impianto. Insomma è stata una battaglia difficile, ma l’abbiamo vinta, passando per una raccolta di firme (3000) e la proposta di un referendum. Anche la Regione e l’Arpa ci hanno dato ragione bloccando, con il loro parere negativo, l’autorizzazione che l’ex sindaco Spada aveva rilasciato alla società Setrif”. E’ tutta incentrata sulla tutela della saluta pubblica la conferenza stampa indetta stamane dal sindaco. Con lei c’erano l’assessore all’ambiente Vincenzo Di Maggio e l’assessore al bilancio Giuseppe Fischetti. Altri temi affrontati sono stati, infatti, gli impianti fotovoltaici installati sulla casa comunale e sulla scuola “De Amicis” e l’atto di indirizzo voluto dalla giunta per invitare i privati a installare impianti fotovoltaici sul territorio comunale. “I pannelli sistemati sul Municipio e sulla scuola - ha commentato il primo cittadino - ci stanno già dando i primi frutti. Uno schermo, in Comune, ci dice giorno per giorno quanto risparmiamo in materia di consumo di energia elettrica”. Maria De Bartolomeo

A Mafalda però le cose vanno diversamente…
Certamente però episodi come questi possono farci ben sperare!

E A PROPOSITO DI ESEMPI, L'APPELLO DEI GIOVANI MAFALDESI, PER L'INCONTRO CON LA DAFIN DI DOMENICA, E' DI PARTECIPARE, POTREMO ESSERE IN TANTI A FAR SENTIRE IL NOSTRO NO, E SE CHI DI DOVERE NON CI ASCOLTERA' ALMENO CI ASCOLTERANNO LE PERSONE...

lunedì 23 marzo 2009

RELAZIONE SULLA CENTRALE A BIOMASSE DI MAFALDA del dott. Salvatore Giuliano Franco

Pubblichiamo, per tutti coloro che volessero informarsi in merito, la relazione redatta dal Dott. Salvatore Giuliano Franco (esperto in strategie aziendali) sul progetto dell’inceneritore di Mafalda, e da egli illustrata nel convegno didattico organizzato dall’Associazione Mafalda Viva il 21/02/2009 presso la palestra comunale.

N.B. In aggiunta, nei prossimi giorni, pubblicheremo dei chiarimenti tecnici del prof. Gianni Tamino, (biologo membro del Comitato Nazionale per la Biosicurezza e le Biotecnologie, esperto sulle centrali termoelettriche a biomasse), riguardo dette centrali. Domande e risposte che faranno capire ulteriormente la pericolosità e l’assurdità di questi impianti, ovvero quello che si vuole realizzare a Mafalda.


Note critiche su una CTE 20 MWh a biomasse solide
Parte dell'impianto che s'intende costruire a Mafalda sul Trigno è costituito da un succedersi di più fasi che, in termini assai semplici e assai sinteticamente possiamo riassumere come segue:

l) raccolta e trasporto delle biomasse, ove per biomasse s'intende essenzialmente il CDR, e questo per motivi che sarebbe davvero pleonastico stare qui a ricordare;
2) stoccaggio delle biomasse in apposite aree dell'impianto;
3) trasporto del combustibili fino alla bocca del forno;
4) il forno previsto nel progetto è a griglia mobile in corrente d’aria forzata, questo per migliorare la combustione e raffreddare la griglia stessa che, per il mantenimento delle proprie caratteristiche meccaniche necessita anche di un flusso interno di acqua
5) va assolutamente segnato che, a fronte di un quasi sempre riscontrabile basso potere calorifico delle biomasse, è necessario immettere, per ogni tonnellata di combustibile, dai 5 ai 20 mc di gas metano, in media 12 mc/t;
6) il calore della combustione porta alla vaporizzazione dell'acqua in caldaia e le acque che alimentano la caldaia vanno preventivamente trattate;
7) il vapore, a 55 bar e 420° C aziona il turboalternatore che produce energia elettrica;
8) poiché il principio del “nulla si crea e nulla si distrugge" è più che mai valido anche in questo caso, durante il processo di combustione si aggiungono, al CDR, l'ossigeno dell'aria, acqua e metano, ed è per questo che il prodotto in uscita è maggiore delle quantità delle sole biomasse in entrata;
9) per ogni tonnellata di combustibile solido si ha, mediamente, una produzione di:

  • 1000 kg di fumi immessi in atmosfera,
  • 300 kg di ceneri pesanti e scorie,
  • 30 kg di ceneri volanti

10) il raffreddamento delle ceneri pesanti e scorie si realizza mediante immissione delle stesse in apposite vasche piene d'acqua;
11) per raffreddare una sola tonnellata di ceneri pesanti e scorie necessitano 2500 litri di acqua che, prima d'essere scaricata in ambiente, deve essere depurata;
12) il raffreddamento delle stesse acque e la loro depurazione non è mai totale, e quindi, per ogni tonnellata di biomasse, si immettono in ambiente oltre 700 litri di acque inquinate;
13) i fumi caldi della combustione che, per legge, non possono assolutamente avere una temperatura inferiore agli 850°C, meglio se oltre i 1.000 ° C, vanno poi opportunamente trattati in sezioni multistadio per filtrare gli agenti inquinanti, con capacità di trattamento di 125.000 Nmc/h;
14) mediamente si immettono in ambiente, per ogni t di CDR, 6.000 mc di fumi alla residua temperatura di ca. 140° C.;
15) le ceneri pesanti e le scorie vanno generalmente smaltite in discarica;
16) le ceneri volanti e le polveri, cernite dal sistema di depurazione dei fumi, sono rifiuti particolarmente tossici da smaltire in speciali discariche.

A questo punto, per rendere più semplice e comprensibile il sistema proviamo a disegnare una veduta d'insieme.
Sappiamo che una (CTE a biomasse solide che, per i necessari controlli e una sua vitale ordinaria manutenzione deve subire ogni anno, l'interruzione di un mese, resta accesa e funziona, ogni anno di vita, per una media di 8000 ore.

Una CTE a biomasse solide da 20 MW assorbe nell'anno:
l) 200.000 t di biomasse con tasso d’umidità assai contenuto, pari a 600 t al giorno e 25 t l'ora;
2) 110.000 mc. di acqua per alimentare la caldaia generatrice di vapore, pari a 33 mc/g e ca. 14 t/h;
3) ca 150.000 mc di acqua per raffreddare le scorie e le ceneri pesanti, pari a più di 45 mc/g e ca. 2 mc/h;
4) 2.400.000 mc di gas metano per facilitare la combustione e mantenerne alta la temperatura, pari a 7.200 mc/g e 300 mc/h;


Per contro restituisce nello stesso anno:
1) 160.000 MW di Energia Elettrica, pari a 480 MW al giorno e 20 MW/h;
2) 550.000 t di vapore se immesso liberamente nell’atmosfera a 70°C, pari a 1.650 t/g e ca. 70 mc/h;
3) 1.200.000.000 mc di fumi a 140°C e da purificare, pari a 3.600.000 mc/g e 150.000 mc /h, pari questi a 25 t/h, in precisa corrispondenza con le 25 t/h di combustibile;
4) 150.000 mc di acqua ancora calda e inquinata; pari a 450 mc/g e 19 mc/h;
5) il calore generato dalla CTE e immesso nell’ambiente, se non altrimenti utilizzato, è di ca. 3 MW per 1 MW di EE prodotta, per un totale annuo di ca. 480.000 MW di calore equivalente;
6) 12.000 t di polveri sottili e ceneri volanti pari a 36 t/g e 1,5 t/h;
7) 67.000 t di ceneri pesanti e scorie, pari a 200 t/g e 8 t/h.

Tutti gli inquinanti catturati non vengono in realtà eliminati ma, anziché entrare nell'atmosfera, sono filtrati e concentrati o nelle ceneri o nelle acque di scarico.
Tralasciamo allora di parlare qui delle scorie, delle ceneri pesanti e delle acque e facciamo solo una breve ricognizione su tutto ciò che si immette nell’atmosfera:
* grandi quantità di calore
* grandi quantità di fumi

In termini molto pratici facendo il paragone con auto che percorrono nell'anno 10.000 km in ciclo urbano, possiamo dire che, nell’anno, una CTE da 20 MW a biomasse solide, immette, oltre a decine di altri inquinanti noti e altre centinaia di inquinanti ancora sconosciuti, in kg e in numero equivalente di auto:

1) Polveri kg 16.000 n. auto 31.000
2) Acido cloridrico kg 32.000 assente
3) Acido fluoridrico kg 1.500 assente
4) Ossidi di azoto kg 320.000 n. auto 58.000
5) Anidride solforosa 160.000 n.d.
6) Monossido di carbonio 8O.000 n. auto 22.000
7) Sostanze organiche volatili 16.000 n. auto 4

Potremmo aggiungere 500 kg di mercurio, 1500 kg di cadmio, 60.000 kg di zinco e poi, tra le sostanze più tossiche e meno monitorabili mai studiate, i furani, l'esaclorobenzene e le diossine.

In conclusione, in Italia, i fautori delle megacentrali per la produzione di energia elettrica mediante inceneritori, termovalorizzatori o l’uso delle biomasse, solide e liquide, o sono ciechi, o sono stupidi o sono fortemente politicizzati.

L'inceneritore di Terni nel 2008 è stato posto sotto sequestro per emissioni gassose non a norma e perchè nelle acque di scarico sono state rilevate alte concentrazioni di mercurio, cadmio, acido cloridrico e diossine.

L'inceneritore di Trieste, a costo di creare una assai pericolosa emergenza rifiuti, solo due anni fa fu posto sotto sequestro perché produceva diossine in quantità oltre dieci volte superiori al limite massimo consentito.
E' di oggi la notizia che i due inceneritori di Colleferro sono stati posti sotto sequestro perché, conniventi molti insospettabili bruciavano rifiuti tossico-nocivi, con gravissima compromissione ambientale.

L’ENEA, nell'ormai lontano 1995, aveva stimato che, in Italia, il 70% della produzione di furani e diossina fosse dovuta alla presenza degli inceneritori.

Brescia, con il suo megainceneritore d'avanguardia, è la città più inquinata d'Italia e smista le polveri del suo, ”termovalorizzatore” nelle miniere di salgemma della Germania, che vengono usate anche per lo smaltimento di rifiuti radioattivi.
Un “inceneritore”, e smettiamola di definirlo falsamente e ipocritamente Termovalorizzatore, è solo un impianto che, anche se tratta materiali abbastanza innocui come i CDR, produce, grazie al processo di combustione, una quantità di sostanze tossiche.

Ogni inceneritore ha sempre bisogno di una discarica dove inviare le ceneri prodotte dall'impianto, pari in peso al 30% del combustibile ed anche dove stoccare quello conferitogli nel mese di sosta obbligata ma, in più, di una discarica speciale dove smaltire tutto il tossico-nocivo che produce.

Gli stessi reflui liquidi prodotti in discarica creano alla gente problemi sanitari di molto suipeiori a quelli che producono gli inquinanti dispersi nell'atmosfera da un inceneritore.

Negli U.S.A che ci hanno preceduto di molti anni nella termodistruzione del CDR, in molti Stati e grandi Città hanno già bandito il sistema, come in parte del Canadà; in Belgio vige una moratoria per 5 anni; in Gran Bretagna si respingono sempre più proposte, malgrado la forza delle Lobby; Amsterdam ha cancellato tutti i progetti di inceneritori; in Olanda e in Germania prevedono già di dimettere anche tutti quelli ancora esistenti; la stessa Francia sta riconsiderando la sua politica di smaltimento dei rifiuti basata proprio sulla termodistruzione; e così via.

In Giappone è stato inoppugnabilmente rilevato che esiste una precisa correlazione tra una serie di disturbi nei bambini e la distanza degli impianti: e così anche per il linfoma di Hodgkin, il tumore polmonare, i sarcomi nei tessuti molli, i tumori pediatrici, le malformazioni neonatali, ma queste precise correlazioni con la presenza di inceneritori è stata rilevata anche in Italia.

Questa breve trattazione rischierebbe di trasformarsi in un incubo se solo si iniziasse a parlare del diverso e terribile potere distruttivo che hanno sulla salute degli essere viventi le cosiddette particelle “grossolane”, “fini” e “ultrafini”.

A tutto questo si aggiunge che i termovalorizzatori consumano più energia di quanta ne producono e questa costa molto, ma molto di più di quella prodotta con centrali tradizionali .

Si prevede che la soluzione più economica e non nociva potrà essere solo quella della raccolta indifferenziata dei rifiuti, con successiva e molto articolata differenziazione meccanica, e il reale utilizzo dei materiali selezionati.

Nel mentre la Ricerca studia e trova le giuste soluzioni tecniche, è opportuno incrementare la raccolta differenziata ed educare il cittadino, le aziende e le industrie a produrre meno CDR possibile, a evitare gli sprechi, a contrastare l'usa e getta, a ridurre gli imballi, a utilizzare contenitori biodegradabili.

Le micro CTE a biomasse solide, non superiori a 2 MW, sono comunque realizzazioni altamente positive ed encomiabili purché proporzionate al territorio immediatamente circostante.

Ogni realizzazione dovrebbe: però essere preceduta da un accurato studio d'impatto ambientale, portato avanti con l'indispensabile consulenza delle diverse figure professionali" purché non politicizzate, che, con scienza e coscienza, possono indicare le giuste soluzioni nel rispetto della terra, delle acque e dell’aria.

Dott. Salvatore Giuliano Franco
esperto in strategie aziendali.



venerdì 20 marzo 2009

PRESENTATO IL “PROGETTO MAFALDA”. A TERMOLI…

Ieri 19 febbraio è stato presentato alla stampa il Progetto Mafalda presso la sede dell’associazione Industriali a Termoli.

Noi Giovani Mafaldesi ci poniamo diverse domande…

Prima di tutto: perché a Termoli e non a Mafalda?
Non ci convince la risposta dei rappresentanti della Dafin, che dice: “Perché è un intervento di grandi dimensioni, quindi di interessi vasti”.
SI VOLEVA FORSE RIDURRE AL MINIMO LA PRESENZA DEI CITTADINI CHE, TRA L'ALTRO, DURANTE LA SETTIMANA LAVORANO? QUESTI INTERESSI VASTI FORSE NON COINCIDONO CON QUELLI DEI MAFALDESI…

Ancora, a proposito dell’ impatto ambientale, il responsabile Ambiente e Comunicazione del progetto, Daniele Barbone, ha detto: “E’ ovvio che dipende da quello che entra nell’ impianto. Si tende spesso a strumentalizzare, si parla di DIOSSINA, di sostanze che creano allarme nella popolazione, ma sono timori COMPLETAMENTE INFONDATI per Mafalda, in quanto non utilizzeremo plastica o altri materiali, ma semplicemente prodotti vegetali. Sono previsti inoltre 4 stadi di abbattimento degli inquinanti, per cui l’impianto rispetta in pieno le normative vigenti. Tutti i dati sulle emissioni – secondo quanto stabilito dalle autorizzazioni – saranno costantemente monitorati, con lo Sme, cioè con una serie di indicatori al secondo che saranno on line. Quindi ogni cittadino potrà essere informato. E sono previsti controlli su matrici ambientali differenti nell’area del Trigno”.

Ci chiediamo: COSA ENTRERA’ REALMENTE NELL’ IMPIANTO? Chi ci garantisce che la centrale non inizierà a bruciare anche rifiuti dopo alcuni anni dall’ inizio del suo funzionamento, viste anche le voci che parlano di smaltimenti "sospetti" nella zona?
Ricordiamo che lo smaltimento di rifiuti urbani è consentito anche dalla legge.
Basteranno le garanzie fornite da Barbone?
Sui 4 stadi di abbattimento degli inquinanti vi rimandiamo al video del prof. Montanari che, ripetiamo, non è l'ultimo arrivato, come molti sostengono su questo blog.
Inoltre come si legge, il sig. Barbone minimizza sostanze come la DIOSSINA... Questa leggerezza non fa che aumentare le nostre perplessità cosi come quelle dei cittadini mafaldesi, ai quali era stato promesso un referendum che ancora non si è visto.

Infine: “Per la cantierizzazione saranno impiegate alcune centinaia di operai mentre i posti per le attività dirette saranno occupate 45 – 50 persone”, sono ancora parole di Barbone.
DA DOVE VERRANNO GLI ALTRI 750 POSTI DI LAVORO PROMESSI, PIU' DI UNA VOLTA, DALL'AMMINISTRAZIONE ?
Si parlava dei posti provvisori per la costruzione della centrale? Ma quale ditta a Mafalda potrebbe essere in grado? Faremo tutti gli autotrasportatori a lavori finiti?
Tenendo anche conto che 200-50=150, quindi l'amministrazione di Mafalda e il sig. Marrollo partono gia con uno "svantaggio" di 150 posti di lavoro persi.
Molti dicono che Marrollo avrebbe chiuso comunque lo stabilimento, "che coincidenza!!" rispondiamo noi.

Chiudiamo informandovi che, nonostante si senta dire ultimamente che i Giovani Mafaldesi si sono spenti, siamo vivi, vegeti e laboriosi, e stiamo preparando alcune cose per voi lettori, mafaldesi e non solo...
Non vi anticipiamo altro per ora...


lunedì 9 marzo 2009

A scanso di equivoci...

Leggendo gli ultimi commenti sono emersi alcuni punti:
- con nostra grande soddisfazione, sono finalmente arrivati pareri positivi alla centrale sul nostro blog, quindi speriamo si possa dialogare in modo costruttivo e civile (l'invito e rivolto a TUTTI)
- molte persone (sempre tra le pro-centrale, e non solo su questo blog, ma anche parlando per strada) ci accusano di fare confusioni tra centrale a biomasse, termovalorizzatori e inceneritori.
Noi crediamo di avere capito bene le differenze (e le "non-differenze") grazie ad alcuni documenti e video ad opera del dott. Montanari, comunque a scanso di equivoci, quello che vi proponiamo qui sotto è dedicato precisamente alle centrali a biomassa.
Ricordiamo che questi sono video facilmente reperibili, ma non per questo non attendibili (questo video è registrato durante una conferenza del dottore stesso).


- infine ci siamo accorti che i commenti sono sempre di piu, ma la velocità della linea del paese interessato, la nostra amata Mafalda, rimane la stessa e deludente... quindi cercheremo di pubblicare più articoli per far si che non ci voglia un eternità ad aprire le pagine dei commenti... riguardo il video sopra anche se ci mettera molto a caricare (è abbastanza lungo, circa 8minuti) ma vi consigliamo di vederlo (se proprio dovessero esserci problemi cercheremo di trascrivere il testo)...

Buona visione...

venerdì 6 marzo 2009

Che il signore sia con noi


QUESTA è UNA LETTERA CHE I VESCOVI DEL MOLISE E D'ABRUZZO HANNO INVIATO A TUTTA LA POPOLAZIONE:

AL SERVIZIO DEL BENE COMUNE


L’inizio del Nuovo Anno 2009, pur segnato da una preoccupante recessione economica e da una crisi che già sta incidendo negativamente sulla serenità di tante persone, è occasione propizia per ravvivare la speranza ritrovando le ragioni vere di un rinnovato impegno.
Come Vescovi e Pastori non possiamo ignorare la sofferenza e il disagio delle famiglie che vedono diminuire sempre più i mezzi indispensabili di sussistenza, né possiamo restare indifferenti davanti alla disaffezione verso la partecipazione democratica alla vita del Paese, quando l’alta percentuale di astensione al voto manifesta la sfiducia verso le istituzioni politiche.
Per questo abbiamo deciso di proporre una riflessione alle nostre comunità e a tutti gli uomini e le donne di Abruzzo e Molise perché ci sentiamo interpellati con loro in un esame di coscienza che, lungi dal farci sentire giudici gli uni degli altri, può costituire la base di rilancio e di rinnovato impegno per tutti.

I. La perenne attualità delle Beatitudini evangeliche.
Le Beatitudini si ripropongono con urgenza alla nostra coscienza. Tutti siamo chiamati a verificarci sulle parole di Gesù: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me.
Evochiamo soltanto qualcuna delle Beatitudini.
La povertà, quella che incrociamo lungo le strade, ma anche come scelta di vita più sobria e aperta alla condivisione, mai al di sopra delle proprie possibilità; la mitezza, che è il contrario di arroganza, orgoglio, voglia di predominio sugli altri; l’impegno per la pace, non solo a livello mondiale, ma anche familiare, comunitario, politico; la purezza, come trasparenza di vita, di comportamenti, di fedeltà a Dio e agli uomini; la misericordia, cioè il sentirsi tutti responsabili del bene altrui.

II. Il “bene comune”: una responsabilità che riguarda tutti.
Il bene comune impegna tutti i membri della società: nessuno è esentato dal collaborare, a seconda delle proprie capacità, al suo raggiungimento e al suo sviluppo, “con umiltà e mitezza, competenza e trasparenza, lealtà e rispetto verso gli avversari, preferendo il dialogo allo scontro, rispettando le esigenze del metodo democratico, sollecitando il consenso più largo possibile per l’attuazione di ciò che obbiettivamente è un bene per tutti”.
Questa convinzione, fondamentale per la vita di una società, attraversa oggi una crisi profonda perché si va diffondendo l’idea che prioritario sia il profitto privato da ricercare a tutti i costi, specie quando si assumono delle responsabilità politiche. Gli scandali, che vengono alla luce nel nostro Paese senza più distinzioni di localizzazioni geografiche o appartenenze politiche, contribuiscono a consolidare un’opinione pubblica non adeguatamente informata e abituata a generalizzare. Ne consegue il crescente distacco tra Paese reale e Paese legale e l’aumento del numero di coloro che prendono le distanze dalla partecipazione attiva alla vita democratica.
Come Vescovi siamo già intervenuti alcuni mesi fa sulla “questione morale” nella vita politico-amministrativa.
L’alta percentuale di astensione del voto, nelle recenti consultazioni regionali in Abruzzo, è un dato molto preoccupante che, lo diciamo con sofferenza e chiarezza, non può essere giustificato dalla volontà di prendere distanze da comportamenti di singoli amministratori o politici.
La prospettiva in cui dobbiamo vivere l’impegno per il bene comune ci viene suggerita dall’apostolo Paolo: l’amore non fa nessun male al prossimo: pieno compimento della legge è l’amore ( Romani 13,10). Egli in diverse occasioni affronta il problema dei rapporti del credente con l’autorità politica e richiama la responsabilità a collaborare nel rispetto reciproco e non avendo altro debito con alcuno, al di fuori delle carità.

III. La politica come servizio, espressione della carità.
In questo contesto intendiamo condividere la diffusa esigenza di un rinnovamento morale e generazionale della politica. Non si tratta di prendere posizione a favore o contro l’uno o l’altro schieramento partitico o politico, quanto piuttosto di richiamare quei valori fondamentali e quell norme di comportamento che ogni elettore si aspetta da colui in cui ha risposto la fiducia per l’amministrazione della cosa pubblica.
La politica eticamente sostenuta richiede sempre più persone capaci di governare cioè capaci di discernere in maniera lungimirante, valorizzando il positivo, intuendo il futuro, avendo uno aguardo d’insieme.
Con questo messaggio, intendiamo così farci voce del bisogno di nuova moralità che si avverte nella vita sociale della nostra gente, e ribadiamo quanto già affermato in luglio circa “le preoccupazioni per le ricadute degli eventi in atto, soprattutto sulla situazione dell’assistenza sanitaria, in specie ai più deboli, nonché sullo sviluppo economico della regione, con conseguenze drammatiche sul lavoro e la vita di tante famiglie”.
Con spirito di collaborazione ci rivolgiamo anche a quanti sono stati eletti, e perciò chiamati ad esercitare un preciso servizio a favore della comunità regionale, quanto piuttosto per incoraggiarli in questo momento non facile per la vita del Paese. Proponiamo alla loro riflessione un decalogo ispirato alla dottrina sociale della Chiesa.

1 Il potere è al servizio del bene comune e la politica è il più esigente esercizio di carità genuina e verso le categorie più deboli: i poveri, gli umili, i piccoli. L’uso del pubblico potere e del pubblico denaro va sempre orientato per il bene comune e non per favorire affari personali e di gruppo o per creare clientele. La trasparenza riguardo i patrimoni personali potrà incoraggiare la fiducia degli elettori.
2 La politica attiva comporta una crescita di responsabilità e forme di democrazia ascendente che prevede luoghi permanenti e periodici di partecipazione: circoli, associazioni culturali, volontariato, società civile. LA politica ha ancora il compito di garantire la partecipazione responsabile i soggetti sociali, avendo di mira e privilegiando gli interessi delle persone e delle comunità intermedie. Nei confronti di queste essa si pone come sostegno e coordinamento nel rispetto del principio di sussidarietà e di un sano pluralismo personalista e comunitario.
3 Il rispetto delle altrui posizioni favorisce il dialogo con amici e avversari; il rifiuto della rissa e dell’intolleranza sviluppa una sana competizione delle idee per risolvere i problemi, riducendo la conflittualità esasperata, incrementando la collaborazione con spirito costruttivo sui temi del bene comune.
4 Il requisito della coerenza ha conseguenze sui comportamenti nella vita pubblica. I mutamenti di schieramento, sempre possibili per motivi di coscienza, dovrebbero richiedere le dimissioni dall’incarico. La coscienza politica deve favorire e promuovere i valori della persona, quali la dignità, il diritto al lavoro, la giustizia, la promozione della cultura, la crescita della moralità civile, la custodia della famiglia, il rispetto della vita e la crescita della sua qualità, la non violenza, la libertà di pensiero, di azione e di religione.
5 Va ribadito il rifiuto e la denuncia di comportamenti immorali e disonesti, come la corruzione, la concussione, la menzogna, la calunnia, il clientelismo, l’associazione per delinquere, l’abuso e la truffa. A tal fine potrà essere di aiuto l’elaborazione di codici etici condivisi.
6 Occorre impegno per favorire la cultura della legalità, che rispetti e faccia rispettare le regole e le procedure democratiche. Gli eletti a cariche pubbliche avvertano il dovere di essere testimoni esemplari del rispetto delle leggi.
7 Gli amministratori abbiano una adeguata preparazione politica, giuridica, amministrativa, storica, economica e sociologica. A tal fine si incoraggiano i luoghi e strumenti di formazione permanente. Gli incarichi di secondo livello vanno affidati a persone competenti, di provata moralità e testimoniata onestà professionale.
8 La selezione della classe dirigente amministrativa premi il merito, la competenza e rifugga dall’affidarsi a simpatie, legami personali o familiari, ripicche, vendette.
9 L’impegno politico amministrativo richiede un limite di mandato e periodi di tempo determinato, con fasi opportune di astensione tra incarichi dello stesso tipo.
10 L’attenzione ai problemi specifici del territorio in cui si opera va coordinata e misurata sulla base del principio di sussidarietà con una visione aggiornata alle soluzioni nazionali e internazionali. La presenza assidua negli organismi amministrativi e di governo va apprezzata come va condannata ogni prassi di assenteismo.


Quanto detto rimanda all’appello di coscienza morale rettamente formata. Ciascuno si sforzi di agire sempre in obbedienza alla Verità, alla Giustizia, al Bene. Come credenti, ricordiamo l’urgenza di misurarsi costantemente sul giudizio di Dio.
A questo criterio intendiamo ispirare le nostre scelte personali come quelle delle chiese che ci sono affidate.

Chieti 25 febbraio 2009-02-28


Arcivescovi e Vescovi
della Conferenza Episcopale Abruzzese-Molisana