lunedì 27 luglio 2009

I primi passi.

A più di un mese e mezzo dalle elezioni-referendum sul "Progetto Mafalda" sono in molti a chiedersi cosa sta facendo la nuova amministrazione per bloccare la costruzione della centrale a biomasse e quindi porre fine una volta per tutte a questa vicenda. Noi Giovani Mafaldesi abbiamo cercato di saperne di più avvicinando l' assessore più giovane, Aurelia Spatocco (che ringraziamo per la disponibilità), alla quale abbiamo rivolto alcune domande.

Aurelia, senza girarci troppo intorno: che situazione avete trovato riguardo alla costruzione della centrale?
E' una situazione davvero difficile e intricata!

Allora andiamo con ordine. L' ex sindaco disse in palestra, davanti a tutti, che le elezioni del 6 e 7 giugno sarebbero state il referendum sul "Progetto Mafalda" e che avrebbe bloccato la sua realizzazione in attesa del responso delle urne; ha fatto tutto ciò?
Assolutamente no! Egli ha portato avanti tutto ciò che poteva e doveva esser fatto per la costruzione della centrale, come ad esempio la delibera 30/04/09 sulla variazione del programma di fabbricazione per la zona PIP, approvata quando erano già state presentate le lste per le elezioni.

Quindi quali sono state le prime mosse della nuova amministrazione?
Direi che le possiamo riassumere nei punti 8, 9 e 10 presenti all' ordine del giorno del primo consiglio comunale del 16 luglio.
Innanzitutto abbiamo sbloccato i 5000 euro accantonati in favore della commissione tecnico-scientifica che avrebbe dovuto "vigilare" sull' operato della centrale; commissione che, vi ricordo, avrebbe avuto solo la facoltà di esprimere pareri non vincolanti e alla quale non avevano aderito 4 dei 9 membri designati.
Poi siamo intervenuti sulla delibera approvata il 30 aprile scorso la quale variava il programma di fabbricazione per la zona PIP (la zona industriale, praticamente): tale variazione permetteva l' elevazione di qualsiasi fabbricato fino a 50 metri di altezza, la stessa delle ciminiere della centrale. Inoltre questa delibera aveva cancellato il divieto di insediamento delle cosiddette "industrie insalubri" nella stessa zona PIP.
Tutto ciò è stato propedeutico al punto 10 all' ordine del giorno del consiglio comunale. Ci accingiamo a chiedere alla Regione il riesame del Provvedimento di autorizzazione per la realizzazione degli impianti della Dafin: ci teniamo a sottolineare il cambiamento della volontà popolare e, quindi, politica di Mafalda riguardo alla centrale.

E il vostro prossimo passo quale sarà?
Abbiamo in programma un incontro con le autorità regionali nel quale faremo loro presente le nostre ragioni, consegnando la delibera sul riesame di cui parlavo prima.

In paese però si dice che la centrale si farà lo stesso. Anzi, che i lavori sono già iniziati...
Anzitutto dobbiamo guardare le fonti da cui provengono notizie di questo genere; vi assicuro che non sono fondate: per il momento c' è un semplice cartello di inizio lavori, messo lì soltanto perché altrimenti la concessione edilizia sarebbe scaduta. In sostanza è un atto dovuto. E, aggiungo, una provocazione. Ma non ci spaventa e non fermerà il nostro deciso proposito di bloccare il "Progetto Mafalda", che non è portatore di sviluppo "condiviso" (come alcuni sostengono e come ho letto nel volantino "Goodbye sviluppo"), ma portatore di interessi di pochi a scapito della nostra salute, del nostro territorio e dei lavoratori della Smi.

Allora cosa dici a chi, nonostante tutto, continua a sostenere il progetto?
Intanto non credo che siano degli sciocchi, però vorrei dire loro di informarsi realmente e concretamente riguardo ai pro (ammesso che ce ne siano) ed ai contro legati alla costruzione di una centrale a biomasse di una simile dimensione.

In conclusione, cosa vuoi dire ai mafaldesi? La centrale s' ha da fare?
Io e l' Amministrazione comunale siamo più che ottimisti di vincere questa battaglia perché abbiamo mezzi efficaci. La centrale non si farà soprattutto grazie alla volontà e all' aiuto dei mafaldesi.

lunedì 20 luglio 2009

Senza pudore

Volevamo tornare con un articolo per informare i nostri lettori sullo stato delle cose a proposito della costruzione della centrale a biomasse, ma la giornata di ieri ci ha offerto spunti interessanti di cui vi riferiamo.

I sostenitori del Progetto Mafalda hanno tirato fuori un volantino dal titolo "Mafalda: goodbye sviluppo". Siamo alle solite. E' un discorso pieno di tante parole già sentite, in cui l' accento viene posto sulla grandezza del Progetto ("al quale da diverse parti d' Italia si è guardato con interesse perché unico nel suo genere"), sui tanti posti di lavoro che esso avrebbe offerto al nostro paese, sul turismo, generale e scientifico, che ne sarebbe conseguito, sulle energie rinnovabili...peccato che in sede di attuazione concreta di detto progetto non si sia sentita nominare altra forma di enegia che quella prodotta dalla famigerata centrale a biomasse; nessuno di noi ha visto un progetto o ha sentito di imprese interessate a produrre energia eolica o solare a Mafalda, nessuno ha potuto sapere quale università avrebbe stabilito da noi un centro di ricerche. Ancora, si parla di royalties,"un milione e mezzo di euro l' anno per la durata di 20 anni", oro colato che la Dafin avrebbe versato nelle casse del comune; ma perché nessuno dice che i primi soldi tirati fuori dalla Dafin rappresentavano l' indennizzo che l' azienda doveva per legge al comune per ripagarlo dell' impatto ambientale negativo, una autorizzazione bella e buona ad inquinare il nostro paese? Ennesima dimostrazione che dietro al Progetto Mafalda c' erano soltanto dei loschi interessi da realizzare sulle spalle dei Mafaldesi.
Poi l' anonimo autore del volantino apologetico diventa un teorico sui mali atavici del Mezzogiorno e ci insegna che "lo sviluppo nasce sempre da un impulso che viene dall' alto ma per poter essere attuato ha bisogno di essere accettato dalla base, perché lo sviluppo non può essere imposto, deve essere condiviso". Ci sembra di aver già sentito queste parole...ma sì, le disse proprio lui, l' ex sindaco: "Questo è un argomento da referendum perché questo va a cambiare i connotati del paese e richiede la massima coesione della cittadinanza".
Non è uno scherzo, cari lettori, qua si cerca ancora di prenderci in giro! E in questo quadro ben si inserisce il grande ritorno sulle scene del sovrano spodestato che cerca in tutti i modi di tornare al suo posto, Nicola Valentini. Egli mette su una bella recita nella quale senza alcun pudore insegna ai suoi cosa siano gli ideali e la morale; talvolta agnellino, molte altre signorotto dai toni minacciosi, sbraita contro chi non l' ha rieletto (ops, scusate: il candidato sindaco non era lui!), apostrofa come ottusi e sciocchi la maggioranza dei mafaldesi che non la pensa come lui, si autoelogia. Poi si traveste da Nostradamus e profetizza: "Il comune fallirà!". Ne siamo certi: se il comune dovesse fallire sarà tutto merito suo! (Notate bene: merito, e non colpa, perché per lui - quello che si è disfatto del fardello di essere sindaco, quello che adesso è libero - sarebbe un grande merito...)
Ma l' impressione è che siamo alle comiche finali.
"La riflessione più triste riguardo questa vicenda è che nonostante qualcuno ci abbia provato con coraggio, non si può pretendere di mettere il motore di una Ferrari in una Cinquecento": così termina il volantino. La riflessione più triste riguardo questa vicenda è che nonostante qualcuno abbia provato a speculare sulla nostra pelle, c' è ancora gente che non vuole capirlo.
E allora, da giovani, ci rivolgiamo ai giovani che ieri sera hanno preso la parola e a tutti quelli che erano presenti.Si parlava di confronto, avete parlato di confronto, dite di volere il confronto: ebbene, questo confronto dov' è? Sono ormai più di 6 mesi che lo cerchiamo, ci vedete tutti i giorni, ma ci sfuggite, quasi fossimo degli appestati. Avete detto che con il Progetto Mafalda avreste portato il paese 30 anni avanti, mentre il voto lo ha riportato 30 anni indietro; questo non ci pare un bel modo di cominciare. Siamo giovani, non ricalchiamo il vecchio modo arrogante di far politica che la nostra Mafalda si porta dietro da sempre. C'è bisogno di tutti per cambiare le cose...